di e con Ascanio Celestini
A chiudere la sezione Prosa della rassegna L'Altro Teatro è Pro patria - senza prigioni, senza processi, uno spettacolo di e con Ascanio Celestini il cui incipit mette a fuoco la situazione carceraria: "I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi. I morti perché non possono finire in galera, gli ergastolani perché dalla galera non escono più".
Altrettanto efficaci nell'illustrare il rapporto giustizia-detenzione le considerazioni di un carcerato: "Chi ruba una mela finisce in galera anche se molti pensano che rubare una mela è un reato da poco. E chi ruba due mele? Chi ne ruba cento? Quando il furto della mela diventa un reato? C'è un limite? C'entra con la qualità della mela? La legge è uguale per tutti e i giudici non si mettono a contare le mele. La statua della giustizia davanti al tribunale ha una bilancia in mano, ma entrambi i piatti sono vuoti. Non è una bilancia per pesare la frutta".
Anche per Ascanio Celestini, assurto a simbolo della seconda generazione del teatro di narrazione, è un ritorno al Camploy: nel dicembre 2009 vi aveva interpretato La pecora nera - Elogio funebre del manicomio elettrico.
Fabbrica in coproduzione con Teatro Stabile dell'Umbria
Pro Patria - senza prigioni, senza processi
uno spettacolo di e con Ascanio Celestini
Ascanio Celestini al Festival della letteratura di Mantova nel 2005: