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Per il mio compleanno desideravo un Film Italiano da Olimpo, me lo sono scelto con cura. Il "caso" ha voluto anche che fosse ambientato a Napoli e le mie fiere origini salernitane ne hanno ulteriormente gioito, non potevo volere di più per quest'anno.
Trama ispirata al processo Cuocolo (1911), considerato il primo processo di sempre alla camorra, e quelli sono anche gli anni in cui è ambientato. Il giudice inquirente Spicacci (Amedeo Nazzari) si trova ad indagare su un duplice delitto, marito e moglie, avvenuti in tempi e luoghi diversi nell'arco di poche ore. In un primo momento si pensa al "delitto d'onore", pratica frequente ai tempi e sui quali l'archiviazione era prassi, tra l'altro il codice penale lo prevedeva con forti attenuanti, ma Spicacci capisce, dalle modalità dei delitti, che c'è qualcosa di più. Inizia una capillare indagine. Le informazioni che arriveranno da un giovane ladruncolo, arrestato per furto nella casa dove è morta la donna, saranno determinanti...
Un caleidoscopico ritratto in splendido bianco e nero di una città dominata da un potere che tutti conoscono (e riconoscono come tale) protetto da un'omertà nei confronti delle istituzioni fedele e totale al punto di negare l'evidenza. Cose che ormai tutti conosciamo, ma non dimentichiamo che il film è del 1952, anni in cui i termini mafia e camorra erano sì già coniati ma non ancora di dominio pubblico ed a fatica riconosciuti come problema nazionale, oltretutto nei luoghi d'origine non erano nemmeno considerati un vero problema, più semplicemente erano organizzazioni che contribuivano a creare "ordine" là dove lo stato non era in grado d'intervenire. Le cose oggi sono diverse? Non saprei dirlo con certezza, certo molto è cambiato, sia nella coscienza civile che nelle attività di cui queste organizzazioni malavitose si occupano.
La storia ha un ritmo notevolissimo (le recitazioni sono degne del miglior teatro napoletano) ed abbraccia sia aspetti direttamente legati alle indagini che non, proprio come la camorra che non si occupa unicamente di delinquere ma cerca in ogni modo d'influenzare tutti gli aspetti della vita sociale: se vuoi fare qualcosa devi ottenere il loro benestare. Non saranno tanto le minacce che Spicacci, napoletano che vive nella sua città, riceverà dalla camorra stessa, che saranno solo ventilate, a creare sconcerto. Quello che emergerà sarà un sistema Totale di organizzazione che abbraccia tutti in un sodalizio culturale, tacito consenso espresso anche da chi camorrista non è: di certe cose è meglio non parlare; se la devono vedere fra di loro; la moglie lo rimprovera che le figlie non possono andare a scuola senza essere additate; un parente del giudice stesso sarà arrestato; i "nobili" di Napoli dal sindaco per dire che "ma che? vuole arrestare tutta la città questo Spicacci? bisogna fermarlo!"; ecc...
Un giudice contro un'intera città, ecco spiegato il titolo, perfetto.
Film d'una bellezza senza tempo, punta da Olimpo, significativo e fatto bene.
Silvana Pampanini, Paolo Stoppa, Franco Interlenghi tra gli altri protagonisti. E che menti partorienti! Tra soggetto e sceneggiatura sono accreditati Luigi Zampa (regista), Francesco Rosi, Ettore Giannini, Diego Fabbri, Suso Cecchi d’Amico, Turi Vasile, Nanni Loy, Mauro Bolognini. Un elenco che mette i brividi e aumenta la nostalgia...
Qualche risata amara sfugge, non aspettatevi però nulla di macchiettistico, nessun giochetto furbo su luoghi comuni. Il finale è di bellezza drammatica assoluta, ma la bellezza finisce nell'Arte del film, non prosegue fuori, per la camorra e i fenomeni affini rimane solo l'aggettivo "drammatica", il resto è orrore, per la vita che causano agli altri e persino per la vita orribile che gli stessi camorristi conducono (bunker, latitanze, rifugi, macchine blindate, sempre sotto minaccia di morte o di arresto...), che non riuscirò mai a spiegarmi.
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