Ricordate Corrado Carnevale detto familiarmente il “giudice ammazzasentenze”? Si? No? A beh... Sì beh... Si è reincarnato. Peccato non abbia assunto le sembianze né di un cane né di un gatto né, tantomeno, di un topo ma di un altro giudice della Corte di Cassazione, altrimenti racconteremmo un’altra storia. Il corpo nel quale è avvenuta la metempsicosi è quello di Francesco Iacoviello, ex magistrato a Ravenna dove, come tutti sanno, la mafia è di casa avendo dato i natali a Totò Riina, Stefano Bontade e Matteo Messina Denaro. Così come accaduto per Andreotti (concorso esterno in associazione mafiosa), Renato Squillante (caso Imi-Sir), Gianni De Gennaro (G8 di Genova), il giudice Iacoviello, pg della Cassazione, ha fatto annullare la sentenza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri che lo condannava a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Che la sentenza della Corte d’Appello di Palermo non fosse inattaccabile lo si era capito da subito, da quando aveva diviso la vita di Marcellino “Pane e Publitalia” in due periodi, il pre-politico e il politico, ma da qui a negare l’esistenza del reato di “concorso esterno” ce ne passa.”Non ci crede più nessuno”, ha detto sprezzante il giudice Iacoviello, affossando in un sol colpo il lavoro non della corte d’appello di Palermo ma di Giovanni Falcone che, grazie a questo reato, era riuscito a incastrare fior di politici, amministratori, colletti bianchi e insospettabili uomini di semi-onore. Secondo il giudice Iacoviello, quindi, anche Totò Cuffaro dovrebbe veleggiare libero nel Mediterraneo mentre i riscontri oggettivi e le stesse ammissioni di Marcello Dell’Utri non sono niente altro che pinzillacchere e frattaglie. Noi la buttiamo là convinti di dire una minchiata, ma volete vedere che la “buonuscita” di Silvio passava anche dal processo Mills e da questo al suo degno compare di libri e bisboccia? Mala tempora currunt... se così fosse. Comunque, la procura di Palermo dovrà rifare daccapo il processo d’appello a Dell’Utri e sapete cosa c’è dietro l’angolo? Una cosa che si chiama “prescrizione”. Capiscimi a me, come direbbe Tonino. Cambiamo argomento ma non mala tempora. Ieri, a Roma, sono scesi in piazza 50mila metalmeccanici della Fiom: “Siamo un popolo di pericolosi metalmeccanici”, ha detto Maurizio Landini dal palco di San Giovanni, ma è stata l’unica battuta di un discorso serissimo nel quale ha attaccato tutto l’attaccabile. Landini ha chiesto soprattutto “democrazia” e quando la gente scende il piazza per reclamarla a gran voce, vuol dire che in questo paese qualche problema di democrazia c’è. Alla manifestazione c’erano le bandiere rosse della Fiom e di Sel, quelle di Rifondazione e i palloncini dell’Italia dei Valori. Il mondo della sinistra, insomma, era tutto a piazza San Giovanni, tutto meno il Pd che ormai con la sinistra non ha più nulla a che fare. La scusa ufficiale è stata quella che fra gli oratori c’era un ex sindaco No-Tav, un pericoloso rivoluzionario guerrigliero sodale del Che, fatto che, se il Pd avesse deciso di partecipare, avrebbe irritato e non poco Pierfy Casini, ideologo principe del partito di Bersani e di D’Alema, di Veltroni e di Violante. Qualcuno del Pd però c’era (quattro), nonostante il pericolo di essere espulso dal partito per aver rotto l’embargo anti Fiom. In mezzo alle tute blu si sono infatti visti Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi (senatori), il segretario della federazione romana Marco Miccoli e, direttamente dalla Lombardia, Pippo Civati. Durissima la reazione di Bersani che li ha minacciati di fargli trascorrere i prossimi sette giorni in total immersion con Luciano Violante. Tema: il revisionismo storico.
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Processo Dell’Utri: annullata la sentenza di secondo grado. Il Pd boicotta la manifestazione della Fiom: c’era un ex sindaco No-Tav.
Creato il 10 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Ricordate Corrado Carnevale detto familiarmente il “giudice ammazzasentenze”? Si? No? A beh... Sì beh... Si è reincarnato. Peccato non abbia assunto le sembianze né di un cane né di un gatto né, tantomeno, di un topo ma di un altro giudice della Corte di Cassazione, altrimenti racconteremmo un’altra storia. Il corpo nel quale è avvenuta la metempsicosi è quello di Francesco Iacoviello, ex magistrato a Ravenna dove, come tutti sanno, la mafia è di casa avendo dato i natali a Totò Riina, Stefano Bontade e Matteo Messina Denaro. Così come accaduto per Andreotti (concorso esterno in associazione mafiosa), Renato Squillante (caso Imi-Sir), Gianni De Gennaro (G8 di Genova), il giudice Iacoviello, pg della Cassazione, ha fatto annullare la sentenza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri che lo condannava a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Che la sentenza della Corte d’Appello di Palermo non fosse inattaccabile lo si era capito da subito, da quando aveva diviso la vita di Marcellino “Pane e Publitalia” in due periodi, il pre-politico e il politico, ma da qui a negare l’esistenza del reato di “concorso esterno” ce ne passa.”Non ci crede più nessuno”, ha detto sprezzante il giudice Iacoviello, affossando in un sol colpo il lavoro non della corte d’appello di Palermo ma di Giovanni Falcone che, grazie a questo reato, era riuscito a incastrare fior di politici, amministratori, colletti bianchi e insospettabili uomini di semi-onore. Secondo il giudice Iacoviello, quindi, anche Totò Cuffaro dovrebbe veleggiare libero nel Mediterraneo mentre i riscontri oggettivi e le stesse ammissioni di Marcello Dell’Utri non sono niente altro che pinzillacchere e frattaglie. Noi la buttiamo là convinti di dire una minchiata, ma volete vedere che la “buonuscita” di Silvio passava anche dal processo Mills e da questo al suo degno compare di libri e bisboccia? Mala tempora currunt... se così fosse. Comunque, la procura di Palermo dovrà rifare daccapo il processo d’appello a Dell’Utri e sapete cosa c’è dietro l’angolo? Una cosa che si chiama “prescrizione”. Capiscimi a me, come direbbe Tonino. Cambiamo argomento ma non mala tempora. Ieri, a Roma, sono scesi in piazza 50mila metalmeccanici della Fiom: “Siamo un popolo di pericolosi metalmeccanici”, ha detto Maurizio Landini dal palco di San Giovanni, ma è stata l’unica battuta di un discorso serissimo nel quale ha attaccato tutto l’attaccabile. Landini ha chiesto soprattutto “democrazia” e quando la gente scende il piazza per reclamarla a gran voce, vuol dire che in questo paese qualche problema di democrazia c’è. Alla manifestazione c’erano le bandiere rosse della Fiom e di Sel, quelle di Rifondazione e i palloncini dell’Italia dei Valori. Il mondo della sinistra, insomma, era tutto a piazza San Giovanni, tutto meno il Pd che ormai con la sinistra non ha più nulla a che fare. La scusa ufficiale è stata quella che fra gli oratori c’era un ex sindaco No-Tav, un pericoloso rivoluzionario guerrigliero sodale del Che, fatto che, se il Pd avesse deciso di partecipare, avrebbe irritato e non poco Pierfy Casini, ideologo principe del partito di Bersani e di D’Alema, di Veltroni e di Violante. Qualcuno del Pd però c’era (quattro), nonostante il pericolo di essere espulso dal partito per aver rotto l’embargo anti Fiom. In mezzo alle tute blu si sono infatti visti Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi (senatori), il segretario della federazione romana Marco Miccoli e, direttamente dalla Lombardia, Pippo Civati. Durissima la reazione di Bersani che li ha minacciati di fargli trascorrere i prossimi sette giorni in total immersion con Luciano Violante. Tema: il revisionismo storico.
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