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Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno (12)

Creato il 04 giugno 2011 da Diarioelettorale

Udienza del 1 giugno 2011 del processo per l’uccisione del sociologo e giornalista Mauro Rostagno avvenuta nel piccolo borgo di Lenzi, fra Custonaci e Valderice la sera del 26 settembre 1988, in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Trapani.

Alla sbarra il boss mafioso Vincenzo Virga e Vito Mazzara, per l’accusa, rispettivamente, mandante e killer dell’omicidio che sarebbe stato deciso per punire Rostagno per la sua attività giornalistica condotta attraverso l’emittente Rtc ‘Radio Tele Cine’.

Durante l’udienza vengono esaminati i testi: Giovanni Di Malta operatore Tv e Andrea Grandi già ospite della Comunità Saman

Viene chiamato a testimoniare il teste Giovanni Di Malta all’epoca dei fatti cameramen di Rtc già Trv il quale in apertura è interrogato dal Pm Gaetano Paci e quindi dal Pm Ingroia.

Di Malta conferma il quadro di malaffare esistente nel capoluogo ed in provincia in quel periodo, di come Mauro Rostagno ne fosse informato e di come ne fosse venuto a conoscenza.
Il doppio bilancio del comune di Trapani era uno di questi malaffari, di cui, avrebbe detto Rostagno, la gestione sarebbe stata dell’onorevole Canino all’epoca assessore regionale agli enti locali.
Giovanni Di Malta riferisce anche delle minacce ricevute da Mariano Agate durante il processo per l’omicidio del sindaco di Castelvetrano e del fatto che lo stesso avesse minacciato anche il giornalista Massimo Coen di Rtc e lo stesso Mauro Rostagno (chiddu ca’ varva).
A Marsala stavano scoppiando due scandali (Ente Fiera Vini ed Ente Teatro del Mediterraneo), una settimana prima di essere ucciso, un sabato pomeriggio nel corso di un servizio su un convegno all’Hotel President, di cui era “magna pars” l’onorevole Canino, fu privatamenbte avvicinato dal sindacalista Santoro e dallo stesso onorevole Canino.
Dai colloqui il Rostagno sarebbe venuto a conoscenza di un presunto giro di tangenti. “Mentre tornavamo a Trapani – ha raccontato Gianni Di Malta – mi riferì che era coinvolto anche un maresciallo dei carabinieri. Disse che al momento non avrebbe potuto parlarne in televisione. Anche il procuratore Paolo Borsellino aveva le mani legate. Saremmo dovuti tornate a Marsala per capirne di più. Poi, il lunedì, fu ammazzato”.

“Nell’ultima settimana – ha ricordato Gianni Di Malta – Mauro non era la solita persona ridente e scanzonata. C’era qualcosa che lo preoccupava. La mattina del 26 settembre era apparentemente tranquillo. Quando rientrai in televisione, dopo avere realizzato un servizio, Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno ritornato da un servizio al Comune, invece era nervoso. Ricordo che mi strappò, in maniera quasi rabbiosa, la videocassetta dalle mani. Poi mi disse che da quel giorno non si sarebbe più occupato di politica e che avrei dovuto rivolgermi a Ninni Ravazza”.

Nel pomeriggio del 26 settembre, poco prima dell’agguato, solo per un caso Gianni Di Malta non prese per errore la videocassetta con la scritta “personale Mauro” che stava sulla scrivania di Mauro Rostagno, accanto alla fotografia della figlia Maddalena.
“Non è quella”, gli disse Mauro Rostagno indicandogli un’altra videocassetta che avrebbe dovuto portare a Caterina Marceca, direttrice di un’emittente televisiva concorrente. All’interno, ha spiegato Gianni Di Malta, c’era un filmato di un incendio che Mauro aveva voluto visionare.

L’ex cameraman non ha saputo riferire invece cosa conteneva l’altra videocassetta, quella che il sociologo torinese teneva sulla sua scrivania a fianco della foto della figlia nel suo ufficio e che non è stata più ritrovata dopo la morte di Mauro Rostagno.

Di Malta riferisce poi di un registratore audio collegato al telefono il quale serviva a registrare le telefonate ed installato alcuni mesi prima della morte per registrare le minacce telefoniche, e dell’esistenza di una audio cassetta e di un libro sulle saline di Trapani e Marsala.

Mauro Rostagno, ha confermato ieri Gianni Di Malta, aveva la disponibilità di una telecamera amatoriale (in Vhs-C) che custodiva nel suo ufficio. Aveva chiesto al cameraman di spiegargli la procedura da seguire per riversare i filmati da un sistema amatoriale ad uno professionale da 3/4 di pollice.

Relativamente alla comunicazione ricevuta intorno alla vicenda Calabresi riferisce della reazione di incredulità e di sdegno del Rostagno, posto che riteneva che gli inquirenti sapessero già tutto sull’omicidio del commissario.

Di Malta riferisce di un ottino rapporto di Mauro Rostagno con Francesco Cardella guastatosi tuttavia nell’ultimo periodo. Rostagno  in particolare riteneva essergli rimasti solo due amici: “Beniamino (Cannas) e Renato (Curcio)”.

Di Malta riferisce anche dei colloqui avuti negli anni successivi all’omicidio con Francesco Cardella e dell’avere appreso dallo stesso della sua convinzione che Mauro Rostagno fosse stato ucciso da Mariano Agate.

Anche Di Malta conferma dell’assenza di pressioni di Puccio Burgarella nei confronti di Mauro Rostagno, anzi il Puccio sarebbe stato grato a Mauro Rostagno per il notevole incremento di raccolta pubblicitaria che aveva consentito all’azienda di migliorare i conti.

Puccio Bulgarella, editore di Rtc, era buon amico di Canino e di Bartolo Pellegrino, dopo la morte del Rostagno, interpellato sul delitto durante un pranzo in un rinomato ristorante di Palermo, ha riferito Gianni Di Malta di avere appreso da tale Aiello che, il Puccio avrebbe detto ad un interlocutore: “Ero riuscito a salvarlo una volta, questa volta sono stato colto di sorpresa e non sono riuscito ad evitarlo”. E poi, indicando l’onorevole Francesco Canino, che sedeva in un altro tavolo, avrebbe aggiunto: “Per questo motivo, con quel signore, è da un mese che non parlo”.

Anche Di Malta riferisce di non avere mai conosciuto Sergio Di Cori ne che gliene abbia parlato Mauro Rostagno.

A proposito del “Centro studi Scontrino” riferisce Di Malta che con Rostagno fecero un paio di interviste e che Rostagno gli parlò del Centro come copertura di qualcosa di più grosso.

Particolarmente interessante la dichiarazione finale in risposta alla domanda dell’avvocato di parte civile Carmelo Miceli relativa alle immagini che si vedono circolare in televisione. Tra queste immagini circola un falso assai verosimile (realizzato per Telefono Giallo) in cui si vede una Duna e all’interno dell’auto compare una borsa che nelle immagini originali realizzate da Telescirocco, invece non c’è.

Anche l’editore Puccio Bulgarella, ha ricordato Gianni Di Malta, pensava che si trattasse di un delitto di mafia. «O l’ha ucciso la grande mafia o io o Cardella», disse un giorno ad un interlocutore. «Io no perché sarei andato contro i miei interessi, Cardella non credo, fai tu».

“Nell’ultimo periodo – ha raccontato Gianni Di Malta – Mauro era solito chiudere la porta del suo ufficio a chiave. Ricordo che un giorno avevamo la necessità di una telecamera. Pensammo a quella di Mauro. Insieme con un collega trovammo una copia della chiave del suo ufficio e prelevammo la telecamera. Prendemmo la porta e l’appoggiamo al muro per fargli uno scherzo. Pensavamo che si sarebbe fatto una bella risata ed invece quando venne a sapere che avevamo preso la telecamera andò su tutte le furie”.

Viene quindi ascoltato il teste Andrea Grandi ex ospite della comunità il quale riferisce che fu lui ad informare per telefono Francesco Cardella la sera del 26 settembre del 1988, della morte di Mauro Rostagno: «Hanno ammazzato Mauro». «Ma che dici? E’ uno scherzo?», fu la reazione di Francesco Cardella.

Dopo l’agguato, Elisabetta Roveri, compagna della vittima, si precipitò sul luogo del delitto, Andrea Grandi l’accompagnò in auto, Elisabetta Roveri gli chiese di avvertire Francesco Cardella, che si trovava a Milano e se la figlia Maddalena postesse vedere per l’ultima volta il padre.
Andrea Grandi ai giudici ha ricordato che tornò a piedi in comunità, nel parcheggio incontrò Maddalena che voleva vedere il padre e le disse di aspettare che ne avrebbe parlato con Francesco e giunto dentro telefonò a Francesco Cardella. Dagli spari alla telefonata sarebbero passati circa dieci minuti.
Comunicò la notizia “hanno sparato a Rostagno” a Cardella e gli chiese se la figlia, Maddalena, potesse vedere il padre. Cardella rispose che era meglio di no e disse che avrebbe preso il primo volo per la Sicilia.

Prossima udienza il 15 giugno 2011 alle ore 9,30, prevista l’audizione dei testi Aiello, Cannas e Montanti.

La precedente udienza del 25/05/2011 la trovate qui

grazie a Radio Radicale

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