Confesso di avere un debole per la carta, non solo per i libri, ma soprattutto per i quaderni, le agende, i diari, le cartelline, la carta da lettere e la cancelleria in generale. Ancora adesso mi piace curiosare in cartoleria, andare alla ricerca di un quaderno particolare a cui affidare le mie riflessioni più private. Per quanto la comunicazione elettronica abbia sostituito in gran parte le lettere e anche i biglietti d’auguri, di tanto in tanto mi diletto a curiosare tra i cartoncini. Ed ecco che incuriosita da un annuncio apparso su Facebook, oggi sono entrata in un sito dedicato ai biglietti da visita, le business cards. Non che ne avessi bisogno, quelli che ho ricevuto sul lavoro sette anni fa non li ho ancora fatti fuori, in parte perché mi dimentico di metterli nel portafoglio, in parte perché oggi giorno basta scambiarsi un email che si appunta direttamente sul telefono.
Insomma era una curiosità destinata a rimanere tale, come quasi tutte le mie incursioni nei negozi on-line. Francamente nella pubblicità delle business cards ce n’erano di veramente belli. C’erano biglietti molto creativi e colorati e io visto che il resto della famiglia ronfava ancora, per non svegliarli ho deciso di dare un’occhiata. Non si sa mai, in caso decidessi di cambiare vita è bene sapere che almeno per quanto riguarda il marketing “the opportunities are endless” come dice un parente di mio marito. Entro dunque nel sito e mi trovo di fronte a un’infinità di opzioni. Si possono personalizzare numerosissimi tipi di biglietti, di vari formati, per ogni professione. Clicco un po’ a caso e scopro che una delle categorie è riservata alle “mom’s cards”. Non riesco a crederci! Entro senzo indugi, curiosa di vedere che tipo di biglietti da visita possano voler creare le madri. Insomma non pensavo che fare la mamma fosse una professione, men che meno che fosse necessario farsi stampare le business cards. Sono 16 che esercito e non mi sono mai munita di tale gadget. Eppure eccole lì le mom’s cards. Curiosi anche voi?
Tra le tante ce n’è una che mi ha colpito particolarmente. Cosa ne pensate? Mi sembra che sia molto esplicita nel ritrarre il ruolo professionale: madre giovane ed elegante, carrozzella alla moda, capelli al vento. Borsone griffato tipo Kelly, tacchi a spillo, carozzina stile vintage e occhiali da sole. Senza dubbio si tratta di una “Yummy Mommy” o una MILF. Non si capisce come faccia ad essere così scheletrica, perché si presume che abbia partorito da poco, altrimenti non si spiegherebbe la presenza della carrozzella. Non si capisce come faccia ad andare in giro con i tacchi a spillo, soprattutto quando si è a corto di sonno. Non immagino come possa mantenere l’equilibrio spingendo una carrozzella, ma probabilmente c’è talmente abituata che anche dopo settimane di notti insonni si mantiene perfettamente in equilibrio, a meno che la carrozzella faccia le veci del deambulatore, in caso di sbandamento.
Tacchi a parte, ci si domanda come faccia ad essere così in ghingeri con un lattante, ma l’immagine è molto chiara al rispetto. Le madri che ho conosciuto io anni or sono di solito quando andavano in giro con il carrozzino portavano ancora i pantaloni con l’elastico, scarpe rigorosamente piatte e capelli squinternati. Nei casi più disperati il tutto condito con qualche macchia di latte. Se le patacche dovute a rigurgiti vari sono optional, gli occhiali da sole sono un must. Ogni madre decente nei primi mesi di “professione” ha più di un elemento in comune con i panda, occhiaie e addome tondeggiante. Tralasciamo che stia per convertirsi in una specie in via d’estinzione, ma non dimentichiamoci dei solchi intorno agli occhi.
Sorge un ulteriore dubbio che non ha nulla a che vedere con il look improbabile della neomamma: a cosa servirà un biglietto da visita con carrozzina al seguito? Cerchiamo di analizzare la situazione: il pargolo per ora vita sociale non ne fa, diciamo che le sue attività nei primi mesi siano molto limitate e primordiali. Cosa se ne farà di quel bigliettino la madre di Kate? Ad annunciare la nascita della bimba o a prendere appuntamento per un Momtini, versione materna del Martini? Il sito web non lo spiega. Lisa Taylor si è talmente calata nel ruolo di madre che sembra aver scordato che sulla carrozzella la creatura non ci rimarrà a lungo, ma lei ha acquisito una nuova identità. Il suo nome è già passato in secondo piano, esiste solo in relazione al suo pargolo.
Siccome i figli hanno la tendenza a crescere e, fortunatamente, anche sul passeggino non ci stanno in eterno, una volta passata la fase “toddler”, le madri, orgogliose della loro categoria “professionale”, possono scegliere altri modelli.
Gli stili proposti spaziano dai colori pastello a quelli più brillanti. Alcuni hanno un aspetto retro che evoca gli anni cinquanta, quell’epoca in cui le casalinghe americane erano tornate al ruolo domestico, a sfornare bambini biondi e rubicondi nelle casette dei sobborghi. Sì a quei tempi le madri erano più in carne, ma oggi si sa che le genitrici che si rispettano non hanno nulla da invidiare alle star di Hollywood e di conseguenza tornano in forma in tempo record, come il biglietto da visita sembra indicare.
Come dicevo di mom’s card ce ne sono di tutti i tipi e ogni sito web offre design, cartoncino, font e diciture diverse, a seconda delle tasche e dei gusti. Le madri di oggi sono molto trendy. Ciascuna ha il suo stile, si vai dai bigliettini monofiglio a quelli per madri di famiglie più numerose, tutte però rigorosamente anglosassoni: Taylor, Smith, Collins, Gilmore, etc.
Come vedete ci si può davvero sbizzarrire nel mondo delle mom business cards.
Per i figli più impegnati ecco i bigliettini ad hoc per prendere appuntamento per giocare insieme. Le avessimo avute noi, ci saremmo risparmiate gli improperi delle vicine quando ci chiamavamo dalla finestra o ci venivamo a chiamare sotto casa. Ora i bambini hanno un’agenda degna di un neurochirurgo, quindi niente di meglio di un “appointment card”. Chissà con quanto anticipo si dovrà fare richiesta di appuntamento e se l’interessata rilascerà la ricevuta fiscale. Misteri della maternità postmoderna.
Madri e figlie evolvono, entrano a far parte di una categoria che richiede il debito riconoscimento pubblico. Ogni madre ha il suo stile. Non poteva mancare la proverbiale “Soccer Mom”, emblema della maternità del terzo millennio.
E poi tutte le signore Smith possibili e immaginabili.
A questo punto non posso fare a meno di domandarmi se anche le madri nostrane, la nostra signora Rossi, la signora Brambilla e la signora Esposito si siano messe al passo con i tempi e possano vantare anche loro un rispettabile biglietto da visita. Attendo conferme!