Regime dei minimi, crisi che non accenna a finire, lavoro che non riparte davvero: sono tempi duri per i professionisti questi. A sottolineare ulteriormente l’evidenza di un momento non facile per tutto il comparto è il presidente nazionale di Confprofessioni, Gaetano Stella, il quale nel corso del convegno di Sant’Apollonia a Firenze, organizzato da Regione Toscana e Commissione regionale dei soggetti professionali ha lanciato l’allarme sullo stato di crisi dei liberi professionisti, penalizzati pesantemente dalle ultime misure del Governo.
“Gli studi professionali stanno vivendo un periodo di recessione senza precedenti. Da un lato, la crisi economico-finanziaria che ha investito i mercati, l’economia in genere, le attività produttive e i consumi, non sembra voler allentare la presa; dall’altro lato, la politica non ha dato risposte concrete, anzi ha voltato le spalle ai professionisti e al lavoro autonomo intellettuale”.
“Le nuove regole sul regime dei minimi e l’aumento della contribuzione INPS penalizza i giovani professionisti con Partita IVA – spiega Stella – stiamo subendo un innalzamento della doppia tassazione sui rendimenti delle casse previdenziali private; siamo stati esclusi senza alcuna ragione dalla cassa integrazione in deroga e assistiamo a un incremento esponenziale degli adempimenti richiesti ai liberi professionisti nell’esercizio della loro attività e dal Governo italiano non abbiamo ricevuto alcun segnale sulle raccomandazioni della commissione europea in merito al diritto dei professionisti di accedere ai fondi strutturali europei”.
Per approfondire leggi l’articolo Regime dei minimi per i giovani Tecnici: 3000 euro di tasse in più, 200 di reddito in meno.
Nel frattempo il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto pubblicamente, per la prima volta, di aver commesso un errore clamororo in materia di regime dei minimi. Errore a cui, ha assicurato, porrà prima possibile rimedio. L’aumento più significativo della tassazione portato dal nuovo regime dei minimi comporta infatti un balzo dal 5% al 15% del prelievo sulle attività che rientrino entro questo specifico canone tributario.
E gli effetti cagionati dalla nuova disciplina sembrerebbero essere esattamente opposti rispetto a quelli che la compagine governativa si era prefissata, con un picco di aperture di Partite IVA negli scorsi mesi di novembre e dicembre per evitare di rientrare nel nuovo penalizzante regime. All’orizzonte si palesa ora una possibilità di marcia indietro: potrebbe infatti essere adottato già nel primo Consiglio dei ministri disponibile un testo di correzione, in maniera tale da ripristinare il vecchio regime agevolato. Tra le misure allo studio ci sarebbe anche un ritorno a limiti di reddito più alti, per consentire ad un numero più elevato di lavoratori in proprio di avvalersi del forfait fiscale.