Profonde riflessioni ovvero la supercazzola

Da Tabulerase

Viviamo in una realtà sociale stigmatizzata dalla politica, una realtà televisiva che non è più televisione del reale. Introspezioni ed estrinsecazioni si incrociano, si intrecciano, lasciando solchi al centro molto profondi, meeting dove due opposti diventano uguali solo per un attimo. Come siamo finiti così? Quando è cominciato tutto, quando abbiamo cominciato a scendere in questi abissi omeriani, inferi che solo  il Faust di Goethiana memoria ha rischiato di vedere, ma che noi ci stiamo ritrovando ecletticamente dentro.

Che stiamo facendo?

Beethoven, Bach, Budda, Cristo, meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, tutte queste cose sfumano e non resta niente. Comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana, India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d’orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d’azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt. La gente deve trovare qualcosa da fare mentre aspetta di morire.[1]

Direbbe Shôhei Ôoka :“Credo di essere attaccato alla vita perché sto vivendo; ma in realtà non potrebbe darsi che io languisca di quel desiderio perché sono già morto?”

Amletico dubbio, amletica domanda,  ma una infinita tristezza.

Chiediamolo a noi  stessi, fermiamoci un istante, ad aulicare i nostri pensieri di gente comune ed elevarci all’alta borghesia poetica e radical chic, che solo la sinistra filosofica anni 60/70 ha mai potuto raggiungere. Capite.

La verità sta a due passi da noi, ma ci sfugge, o forse vogliamo  che ci sfugga, perché chi cerca la verità nell’uomo deve farsi padrone del suo dolore[2].

Ma non preoccupiamoci se  in questo  cammino, la supposizione ci invade.: Supponiamo! Supponiamo e siamo orgogliosi, perché al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. In un certo senso, ne è la ri-affermazione. È incontestabile che solo chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne[3].,

Ricordo una canzone degli Afterhours :” Dir la verità è un atto d’amore | fatto per la nostra rabbia che muore”

Afterhours, oramai dopo la serata della nostra coscienza, la notte vissuta della nostra vita, non ci rimane che l’afterhour  della mattina. La mattina che indica un nuovo inizio, o perché  no, la continuazione di una vita vissuta alla ricerca del vero dal falso, del bianco dal nero, del grigio dal rosa. Ma di che natura e’ fatto l’uomo? Forse scoprirlo ci fa paura, e preferiamo non saperlo.

La paura, la paura… “la paura governa il genere umano. Il suo è il più vasto dei domini. Ti fa sbiancare come una candela. Ti spacca gli occhi in due. Non c’è nulla nel creato più abbondante della paura. Come forza modellatrice è seconda solo alla natura stessa”[4].

E quindi, forse, e’ il caso di lasciarci a delle riflessioni e poi….aggiungerei anche una supercazzola prematurata con scappellamento a destra come solo Antani…

Forse ci avevate pure creduto, e immagino qualcuno teso intellettualmente cercando di capire cosa stessi dicendo e dove volessi arrivare. Ma no, sono solo un povero borghese di media cultura, che pretendevate? Ho letto di peggio. Troppo lume, troppa ragionamento, rende ipocrita  l’azione . In realtà dico quel che penso e faccio quello che dico/ l’azione è importante/ siamo uomini troppo distratti da cose che riguardano vite e fantasmi futuri/ ma il futuro è toccare mangiare tossire ammalarsi d’amore.



[1] Charles Bukowski

[2] George Bernanos

[3] Gustavo Zagrebelsky.

[4] Saul Bellow


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