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Progetto Amali, rivoluzione culturale ed economica e politiche arcaiche per la distruzione della salute e dell’ambiente

Creato il 18 novembre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Lotta per la rivoluzione culturale e ribaltamento delle linee guida economiche: il progetto di riciclaggio dei rifiuti Amali, fondato sulla differenziata e la rinuncia al modello superato e devastante per l’ambiente e l’economia discarica-inceneritore (gli inceneritori producono rifiuti da conferire in discarica) ha messo alla prova gli orientamenti strategici e politici dei gestori di rifiuti e dei sindaci. I sindaci, dopo aver deliberato in maggior parte per il cambiamento, in parte hanno ceduto nel Cremasco alla banale proposta di sconti di Scs, e i gestori perseverano con pertinacia ingiustificabile a considerare l’inceneritore un’industria sostenibile. La sfida del progetto Amali vale una rivoluzione culturale che non si sta compiendo. La provincia di Cremona invecchia ripetendo i propri errori, gestisce una lunga e grave crisi politica e culturale, e soprattutto ambientale, anzi la perpetua invece di cambiare direzione.
LGH non ha seguito in questi anni altra strategia che un’arcaica politica di potenza, tesa a un’espansione territoriale ed economica che considera inceneritori e discariche come miniere ottocentesche. L’inceneritore è visto come una fabbrica redditizia, l’ambiente come un problema, le emissioni inquinanti come una malattia di stagione che si cura con uno sciroppo.
Ci troviamo di fronte a una classe dirigente che vuole tenersi la fabbrica delle emissioni inquinanti (così alte che devono essere abbattute, e sono ossidi di azoto, che causano piogge acide, oltre a CO2 che genere effetto serra e altre ancora) e far finta di progredire con una differenziata organizzata all’ultimo momento.
Di nuovo, l’inceneritore viene pagato e ristrutturato con soldi pubblici per produrre aria irrespirabile ed evitare di generare energia pulita.
I referendum su acqua, rifiuti e trasporti sono stati traditi dai gestori, i sindaci non diventano protagonisti. Il comunicato del gruppo di Mariagrazia Bonfante è una denuncia durissima delle contraddizioni più insopportabili di questa provincia.
Amali è svantaggiato a Cremona perché meno sostenuto dal potere consolidato, dal disordine costituito, dai partiti senza prospettiva, da un’economia miope in questo come in tanti settori.

I rifiuti non sono un problema per tutti. Convinti che in qualità di amministratori dovessimo assumerci la responsabilità di cercare e trovare una soluzione differente dall’aumentare la tassa rifiuti ogni qualvolta aumenta il costo di gestione del servizio anche quando questo non cambia, che non si potesse continuare ad accettare il binomio discariche e inceneritori, un sistema di smaltimento dei rifiuti che non rispetta la Direttiva Europea e ci obbliga a pagare le relative sanzioni, fallace perché recupera solo un terzo dei rifiuti prodotti e provoca danni all’ambiente e alla salute con le emissioni nocive nell’aria (certamente una concausa del prezzo altissimo che stiamo pagando in termini di malattie oncologiche), dovessimo assumerci la responsabilità di verificare l’impatto sui cittadini della decisione di AEM che già nel 2012 si leggeva sulla stampa di ammodernare l’inceneritore di Cremona, decisione che lo terrà in funzione per altri vent’anni e che rende necessario l’ampliamento della discarica di Malagnino a Vescovato. Costi, compresi quelle delle opere di compensazione, che pagheremo noi cittadini.

Il progetto “Amali, rifiuti=risorse” non è partitico ma trasversale, pone interazione fra le componenti sociali comprendendo le amministrazioni per prime con i Sindaci e i cittadini, le imprese, le scuole, le Istituzioni, già condiviso con Sindaci, Provincia e Commissione IV di Regione Lombardia.

“Amali” contiene un forte messaggio politico in tempi di tecnicismi imperanti: riporta il protagonismo dei sindaci insieme ai cittadini nel compiere le scelte del proprio territorio, che si inserisce nel rinnovo del Piano Provinciale e Regionale dei Rifiuti

L’economia di oggi ha presupposti differenti da quando ha conosciuto il boom del dopoguerra in termini di costi e quantità delle materie prime disponibili, di salario e costo dei salari, di regole ambientali. L’Italia esporta ricchezza inviando in Cina e, non solo, masse di material da riciclo con costi enormi e poi riacquista dalla stessa Cina oggetti prodotti con quello stesso materiale senza alcuna garanzia di qualità anziché favorire il riciclo producendo materie prime seconde, puntando a cambiare la propria egemonia nel panorama europeo.

“Amali” è un progetto ambizioso ma concreto, economico e industriale che sollecita un cambio culturale: passare da una logica lineare dei nostri comportamenti ad una logica circolare di riuso e di riciclo “n” volte. Consta di impianti a freddo che immediatamente riducono i carichi ambientali (emissioni e risparmio di materie vergini e acqua), creano occupazione (1 a 15 l’impiego di manodopera anche qualificata rispetto all’inceneritore), riduce la tassa rifiuti di almeno un 20%, abbatte i costi delle materie prime (del 60-70%) delle imprese liberando risorse, consentendo un notevole risparmio energetico, fa decadere le procedure d’infrazione dell’Unione Europea.

Più della metà dei Sindaci della provincia di Cremona hanno deliberato all’unanimità la marginalizzazione dell’incenerimento e l’avvio in discontinuità con l’attuale fallimentare gestione integrata dei rifiuti, un percorso di cambiamento fatto di prevenzione, riduzione, riuso e riciclo. Deliberazioni che indicano precisamente l’indirizzo politico da seguire e le relative scelte da compiere. Parallelamente invece prendiamo atto di decisioni completamente opposte prese nei Cda, nominati, delle partecipate. Un ribaltamento delle posizioni inaccettabile e illegittimo. Inaccettabile perché i CDA non possono non tenere conto della posizione espressa, in molti casi, dalla stragrande maggioranza dei loro soci, cioè i sindaci e quindi i cittadini che essi rappresentano. Purtroppo quello che abbiamo potuto constatare negli incontri e nei tavoli di discussione pubblica, di questo ultimo periodo, è esattamente questo doppio ruolo di una immagine pubblica nei quali i vari rappresentati dei CDA esprimevano condivisione rispetto ad un nuovo modello di gestione dei rifiuti e poi nel segreto delle loro stanze promuovevano azioni esattamente contrarie atte non solo a mantenere lo status quo ma a peggiorare la situazione.

In virtù del referendum con il quale 27 milioni di italiani hanno confermato la pubblicizzazione dei servizi acqua, rifiuti e trasporti, sollecitiamo i Sindaci ad individuare nell’Azienda speciale costituenda per l’idrico il contenitore anche per i rifiuti puntando all’ambito provinciale come già deliberato.

Firmato

Maria Grazia Bonfante, Capogruppo “Vescovato insieme si cambia”- Vescovato (CR)

Ferruccio Rizzi, ex Assessore ambiente Casalmorano (CR)

Guido Ongaro, Vice Sindaco – Madignano (CR)

Riccardo Ulivi, Capogruppo Apertamente – Soncino (CR)

45.284881 9.846041

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