Non so se vi è mai capitato…
Qualche settimana fa, una delle rare volte in cui accendo la tv, mi è capitato di vedere un documentario sull’impero romano.
Ce ne sono a centinaia, che analizzano svariati aspetti di uno dei più grandi imperi della storia. Questo era concentrato sulle tecnologie e su come, nei secoli, ci siamo ritrovati a fare uso delle stesse scoperte.
Così, acquedotti a gravità a parte, scopro che i romani utilizzavano i doppi vetri, avevano creato una sorta di cemento armato ed erano in grado di attrezzare le proprie abitazioni con veri e propri impianti fognari.
Fra le altre cose…
Il primo impatto è stato “Uau, quanto erano avanti questi romani?”
Sì, detta proprio così, alla buzzurra.
Ma poi, più passava il tempo più si faceva largo un’altra prospettiva delal questione.
Sono loro che erano avanti, o noi che siamo rimasti indietro?
Intanto guardiamo cosa dice wikipedia a proposito del progresso (in questo caso, quello tecnico):
Il progresso tecnico in economia è definibile genericamente come il processo di acquisizione di conoscenze ed abilità che espande l’insieme dei beni in astratto producibili, finali e intermedi, e/o l’insieme delle tecniche di produzione conosciute, migliorando così l’efficienza produttiva delle dotazioni dei fattori produttivi generalmente ottenuto attraverso un processo di ricerca e sviluppo in grado di produrre innovazione sotto forma di miglioramento tecnologico.
Bene, detto questo è facile dedurre che per progresso si intende il miglioramento delle scoperte precedenti, sia come produzione che come concezione stessa.
Allora, se prendiamo tutto questo per buono, c’è evidentemente qualcosa che non funziona.
Perché di base, le nostre città, si fondano su quelle stesse scoperte fatte 2000 anni fa, da un popolo con mezzi decisamente inferiori e capacità tecniche non paragonabili alle nostre.
E senza considerare che, tanto per fare un esempio, una delle nostre case non durerebbe mai duemila anni, mentre molti resti dell’impero romano sono ancora in piedi.
Come una civiltà, la nostra, può definirsi evoluta, se l’unica cosa che stiamo facendo è sederci bellamente su quello che già sappiamo?
Certo, si può affermare che lo facciamo meglio, che ci mettiamo meno tempo a farlo (noi per costruire una casa necessitiamo di pochi mesi, loro avevano bisogno di quasi un anno) ma questo non toglie il fatto che suona storto.
Parliamo di andare nello spazio, cercare nuovi pianeti e nuove forme di energia. Per fare cosa, mi chiedo, se alla fin fine stiamo seduti sempre sulla stessa poltrona da oltre due millenni?
Con questo non voglio negare i successi ottenuti in tantissimi campi, come quello medico, ma sono davvero tanti i punti che non tornano nell’equazione.
Difficilmente, oggigiorno, si potrebbe assistere a rivoluzioni concettuali o di pensiero, atte a dare una svolta alla nostra cultura. Sembriamo fermi, cani che rincorrono la loro stessa coda perché non capiscono che ci sono altri modi per divertirsi.
Perché la fuori, di modi, ce ne sono davvero tanti…
Basta avere la voglia di andarseli a cercare.
Fino a quel giorno non parlatemi di progresso.