Prologo
Giovanni Evangelista
Son chiamato, ma per Gesù
Luce della Sua vista
Ero. E Lui, per me, lo fu.
Era dolce nei tratti
E mansueto nei gesti!
Dai movimenti lesti
E gli occhi mai distratti!
Piuttosto in certe fasi
Gli coglievi nello sguardo
Un’assenza o un dardo
A seconda dei casi.
Ma era un lampo fugace
Che tosto ritornava
Serena quella pace
Che lo caratterizzava.
Avere Gesù accanto
Per me significava gioia!
E se lontano da Lui noia,
Quando non anche pianto.
Mi piacque sull’istante
Quel dì che il Testimone,
Con profonda decisione,
Ce lo indicò distante.
Avvenne nel Giordano,
Alle quattro d’una sera,
ed io come chi spera
lo seguii mano a mano.
E quando Egli ci chiese:
“Cosa e chi cercate?”
Il cuore Lui mi prese
Rabbì, Signore e Vate.
I
Divinità del Verbo
In principio era il Verbo
E il Verbo era presso Dio,
Il Qual teneva in serbo
Di riscattare il fio
Dell’umana corruzione
Mandandoci Suo figlio
Che, nato da puro Giglio,
È Sua rivelazione,
In uno con lo Spirito,
Ma puoi elencarne tre!
Comela Legge per Mosè
Fu data,la Grazia Cristo
Ci ha portato in Verità!
Pur se d’ogni cosa è Autore,
L’uomo, mal conoscitore,
Lo ha trattato con viltà.
Ma a color che L’hanno accolto,
Lui li ha resi fratelli
Dandogli i doni più belli,
Senza riceverne molto.