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Promuoversi nella vita reale, oltre il web

Da Fioridilylla @c_venturini

Promuoversi nella vita reale, oltre il web

Alaskan Malamute e Acquedotto Romano: momenti di relax

L'esperienza con Mercurio mi sta facendo riflettere sulla promozione delle proprie attività nella vita reale, oltre il web. In particolare, due episodi mi hanno ricordato quanto sia fondamentale il contatto diretto con le persone nel quotidiano. Come sapete, mi sono sempre focalizzata e specializzata nei sistemi social. In questi giorni, tuttavia, complice il mini corso da promuovere sul territorio e le lezioni di educazione cinofila che la mia famiglia sta seguendo con il Malamute al seguito, ho avuto modo di riconsiderare un aspetto lasciato nell'ombra. Oggi vorrei soffermarmi sul potenziale delle attività all'aria aperta, svolte in orario adeguato davanti a un pubblico variegato, incuriosito, scettico, potenzialmente interessato. Prenderò spunto da quanto avvenuto oggi durante la lezione e tenterò di ampliare il filo dei pensieri sparsi sintetizzando qualcosa che potrebbe tornare utile nella promozione di qualsiasi attività personale professionale.
La lezione con Mercurio ha riguardato la socializzazione fra cani di taglia diversa, la risposta a comandi fondamentali come il "Vieni" e il "Resta", l'apprendimento a giocare con la palla (e riporto), l'ubbidienza a comandi vocali ("Terra") e misti ("Seduto"). L'orario era propizio: c'era il sole, le persone si accalcavano nel parco, noi eravamo in posizione centrale e vicina alle vie di comunicazione principali. La nostra educatrice è una persona di gran talento e con forti competenze cinofile, studi internazionali e umiltà spiccata. La sua bravura è  lampante e le persone si sono fermate ai bordi della strada per ammirare Mercurio e il lavoro che stavamo facendo insieme a lei. Alcuni si sono avvicinati, altri hanno osservato da lontano. Una signora, incuriosita, ha seguito il lavoro per  diverso tempo, per capire se poteva essere adatto al suo cane.  Una domanda mi è sorta spontanea: che cosa sarebbe successo se l'educatrice avesse indossato una giacca, un maglione, un gillet con il suo logo e il sito web? Quante persone, tornate a casa, l'avrebbero cercata su Google? Se avesse avuto a disposizione dei volantini o dei dépliant, se a portata di mano avesse avuto dei biglietti da visita da distribuire agli interessati  Quanto potenziale passaparola potrebbe generare il lasciare ai clienti un gioco con il logo? Quanto incrementerebbe, statisticamente, i suoi contatti e accordi di lavoro se la sua attività fosse potenziata in pubblicità, per esempio, anche con la personalizzazione della sua automobile grazie ad adesivi graficamente mirati? Mi chiedo quante persone che hanno seguito la lezione a debita distanza (e si parla di una cinquantina nel giro di due ore)  non abbiano desiderato chiederle il suo numero; quante non l'hanno fatto per timore di apparire inopportune o perché, magari, sapevano che il partner sarebbe stato contrario all'educazione canina oppure ancora perché quel che hanno visto si discosta dalle loro idee riguardo la gestione di un cane? Se la situazione avesse permesso un contatto più diretto, bypassando timidezza e ritrosia, l'addestratrice, oggi, si sarebbe guadagnata dei clienti paganti in più? Nei prossimi giorni, queste stesse persone avranno il coraggio di avvicinarmi e chiedermi il suo numero, anche considerando quanto Mercurio sia visibilmente cambiato in questo nostro primo mese insieme? Domande su domande, che mettono in evidenza come, talvolta, non potenziare la rilevanza visiva delle proprie attività possa essere un freno a mano considerevole.  Da questi ragionamenti mi sono, ovviamente, soffermata su ciò che faccio nel mondo reale per far sapere alle persone del mio quartiere, per esempio, che mi occupo di social media e contenuti digitali e che potrei essere una risorsa per le loro attività commerciali. La risposta è stata solo una: nulla. Probabilmente non dovrei dirlo, ma questa è la realtà. Posso darmi la scusante del trasloco e delle poche settimane di permanenza in questa nuova zona, ma la verità è che non ho in mente strategie di pubblicizzazione nel mondo quotidiano e questo è figlio di una generale lontananza emotiva verso il mio lavoro e le mie competenze. Solo ieri sono riuscita ad uscire dal guscio e a presentarmi come professionista in due occasioni e Mercurio è stato "l'aggancio" perfetto: nel primo caso, la tenerezza che stimola nelle persone ha messo "buoni sentimenti" verso di me e il corso da promuovere e, nel secondo caso, la sua voglia di socializzare mi ha spinto a passeggiare con un proprietario di cane (che ha scelto di fare il papà al mio) e di espormi arrischiandomi nel far sapere i miei ambiti di lavoro a un potenziale cliente futuro. Questi due eventi mi stanno facendo riflettere sull'importanza di integrare virtuale (social) e reale anche per i piccolissimi liberi professionisti.  Il contatto diretto con le persone è difficile. Talvolta significa valicare dei muri di timidezza, tal altre è una questione di tutela, soprattutto nelle situazioni non ancora completamente definite a livello di partita I.V.A.. Succede a tantissimi fra noi e le difficoltà della crisi e del mondo di lavoro putrefatto e arrogante che ci circonda sono ulteriori elementi in grado di generare chiusura e diffidenza piuttosto che apertura. Non tutte le persone reagiscono nello stesso modo davanti ai tanti mascalzoni (ignoranti in moltissimi casi, ma ben protetti politicamente) che ci sono in giro, che rubano il lavoro, che non pagano oppure si disinteressano. Ciò nonostante, da qualche parte bisogna trovare la forza per continuare a far crescere il proprio mondo, la propria attività e ogni occasione è buona per mostrare, direttamente o indirettamente, le proprie competenze con lo scopo di suscitare una risposta positiva e una richiesta di contatto con la caratteristica peculiare del tramutarsi in cliente pagante serio.  Devo ancora conoscere un libero professionista con uno spirito d'iniziativa monolitico. I colleghi con cui mi confronto sono, spesso, affranti e affaticati, con un lumicino di speranza per il futuro che si assottiglia ogni volta che la burocrazia e la realtà fiscale italiana imperversa su ogni loro idea, riducendola ad un ammasso di costi che rendono esiguo ogni ipotetico guadagno. Diventa difficile pensare alla promozione online e offline, soprattutto quando i costi da sostenere sono molto elevati... e non parlo di quelli legati alla copisteria o al merchandising. Parlo dei costi umani, in termini di slancio, fiducia, incrollabile convinzione di farcela. Costa fatica promuoversi e questa fatica non nasce dalle difficoltà classiche del passare da una condizione statica a una dinamica. La fatica di cui parlo va ad intaccare il credere in noi stessi, l'opinione che abbiamo del nostro lavoro, la qualità di quanto offriamo e realizziamo. Approcciarsi alle persone può essere, per alcuni, un terno al lotto: "Sarai serio oppure sarai un ladro come tutti gli altri?". In molti casi le coazioni a ripetere di situazioni negative a livello lavorativo non sono da imputare alle difficoltà psicologiche del singolo e alle sue responsabilità quanto a un approccio culturale, umanamente misero quanto costante e reiterato, fondato sul ritenere corretto il sottomettere un proprio simile attraverso il ricatto, la violenza diretta e indiretta (e nel mondo del lavoro ce n'è a bizzeffe), la negazione delle evidenze e l'insulto dell'impegno altrui.  Tutto questo blocca la creatività della promozione e la ricerca di nuovi clienti. Come si può pensare a una strategia pubblicitaria quando si è impegnati a capire se esiste davvero un valore al lavoro proposto? E' qui che entra in gioco il carattere di una persona. Un libero professionista che si lascia abbattere e sommergere da questo momento storico e culturale drammatico italiano avrà un orizzonte limitato e delle entrate misere. Quando, invece, si riesce a contattare la forza e la fiducia nelle proprie capacità, quando si riesce di nuovo a riconoscere un valore intrinseco al proprio operato allora tutto il marketing di questo mondo può venire in aiuto di ogni singola idea. Ma prima bisogna sentire che ne vale la pena e che quel che si sta facendo è giusto, va bene, può essere apprezzato, ha un valore alto per noi, ci dona un senso nell'anima. Prima di questo, tutto il marketing e gli investimenti economici disponibili sulla faccia della terra non produrranno mai uguale risultato rispetto a una realtà con radici solide e ben piantate nel terreno del proprio essere. E non è facile oppure scontato. Soprattutto non esiste una strada facile, sicura e omologata, empirica da seguire per uscire da una sorta di depressione comune che inficia la professione. Quello che possiamo fare è continuare a viaggiare, cercando il nostro senso e il nostro valore, investendo energie nell''uscire dal guscio. Per noi stessi. Per la nostra famiglia, che vive anche grazie ai nostri guadagni. Per la nostra anima, che ci sostiene anche se siamo convinti di attraversa il deserto del buio. Per il nostro daimon, perché ognuno di noi è nato per realizzare qualcosa attraverso il talento di cui è dotato.

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