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Pronta la norma sulla ineleggibilità dei condannati. E scoppia la rivolta degli inquisiti.

Creato il 05 novembre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Pronta la norma sulla ineleggibilità dei condannati. E scoppia la rivolta degli inquisiti.Marcello Dell’Utri è stato chiarissimo: “Se continueranno a perseguitarmi, mi ricandiderò”. Con tutto il rispetto per Marcellino Pane e Forza Italia, un annullamento della Cassazione della sentenza d’appello (quella dei sette anni), non significa una mazza visto che, come abbiamo spesso scritto, non occorre una sentenza del tribunale per definire una persona degna o no. I suoi rapporti con la mafia sono ormai acclarati, proprio come quelli di Nicola Consentino con la camorra, e continuare a frequentare l’aula del Senato non crediamo rappresenti un biglietto da visita da mostrare con orgoglio al mondo intero né l’attestazione automatica di un garantismo spesso a senso unico. La norma della ministra Cancellieri sulla ineleggibilità, sta andando avanti a grandi passi, quasi una marcia forzata. A gennaio si voterà per rinnovare due consigli regionali importantissimi quali quelli del Lazio e della Lombardia. Arrivare all’appuntamento elettorale con una legge che sancisca l’effettiva estromissione dalle liste dei condannati in via definitiva (a una qualsiasi pena detentiva), rappresenterebbe sicuramente un cambiamento positivo delle pessime abitudini italiane di difendersi dietro un mandato parlamentare. Uno dei tanti aspetti diventati con il tempo intollerabili della politica di questo paese, riguarda l’impunità e la possibilità, una volta eletti, di svignarsela senza colpo ferire da qualsiasi chiamata di responsabilità. In questo momento, nel Parlamento italiano, sono 26 i politici condannati in via definitiva, mentre un centinaio quelli indagati o condannati con sentenza di primo grado. Tutti si dichiarano innocenti, tutti sono disposti a giurare sulla mamma e sulla testa dei figli di non aver commesso alcun reato. Silvio lo fece qualche tempo fa e Piersilvio si sta ancora toccando le palle. Dentro ci sono deputati e senatori di tutti i partiti, di ogni zona geografica, di ogni tendenza sessuale, di ogni orientamento religioso. Dal Nord al Sud, delinquere è diventato una specie di sport nazionale, con l’aggravante di essere un gioco senza regole. Ora, la ministra Cancellieri qualche regola vuole introdurla ma, se pensa che possa essere una passeggiata, sbaglia di grosso. La galera non piace a nessuno, specie dopo aver provato l’ebbrezza del potere vero, il piacere dell’auto blu, la discrezionalità di vita o di morte su un altro individuo. Lo sa Totò Cuffaro, lo sa Alfonso Papa, gli unici che non hanno potuto essere salvati non dai loro colleghi, che lo avrebbero fatto volentieri, ma dal pudore.
A proposito di pudore. Ieri sera da Fazio c’era l’ingegner Carlo De Benedetti, bersaniano di ferro. A prima vista, l’ingegnere sembra un vecchio iscritto al Pci che si è divertito a seguire l’evoluzione del suo partito fino ad approdare al Pd. Abbiamo avuto la ventura di ascoltarlo al Festival dell’Economia di Trento e quella sera l’ingegnere non ci piacque affatto. Falso paternalismo e visione futurista parziale, ce lo mostrarono per quello che effettivamente ha rappresentato nella storia del lavoro italiano: un feroce ristrutturatore a suon di licenziamenti. Ora si gigioneggia parlando di Marchionne e del “10 a 1” delle rappresaglie tedesche nella seconda guerra mondiale, non ricordando quello che combinò a Ivrea con la Olivetti, quello che cercò di fare lui stesso alla Fiat, il rapporto con l’allora vescovo della sua città, monsignor Bettazzi, prima molto comprensivo, poi feroce oppositore della logica imprenditoriale spietata e affamatoria di famiglie dell’ingegnere. Ci è piaciuta la battuta sulla “corruzione del secolo” da parte di Berlusconi nell’affaire Mondadori, ma poi presenta il suo libro pubblicato dalla berlusconiana Einaudi e ci sorge la domanda: “Ma lei, ingegnere, ci fa o ci è?”. Pro-Monti, pro-Bersani e anche pro-derivati. E poi dicono che l’alta finanza in questo paese non conta una mazza.

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