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Pronto soccorso letterario

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

C’è un errore che nessun viaggiatore solitario deve mai permettersi il lusso di commettere: quello di partire senza il libro giusto per lui che possa garantirgli la compagnia e il conforto contro il senso di lontananza, di abbandono e di noia che anche il più asociale degli eremiti non si esime dal provare, prima o poi.

Nei giorni precedenti al decollo per una delle tappe del mio solitary-world-tour, trascorro sempre delle ore in libreria a cercare il titolo giusto in mezzo a novità e grandi classici perché voglio avere l’assoluta certezza che il titolo da infilare in borsa non mi deluderà. Non c’è esperienza peggiore che ritrovarsi distanti da casa con un romanzo incapace di avvincerti, di rapirti, di farti viaggiare dentro, ed essere quindi costretti a sorbirsi i film di cassetta forniti dalle compagnie aeree in schermi da sedile grandi quanto una scatoletta di tonno, o dover tenere sul comodino della stanza d’albergo un brutto libro che ti darà la pessima notte accentuando il senso di solitudine.

Io ho quei due-tre libri che so non mi tradiranno mai, e anche se li ho già letti quella quarantina di volte non mi dimentico mai di selezionarne uno e di buttarlo nella mia Samsonite rigida, esattamente come cerco sempre di non dimenticare il tachiflu, l’imodium e gli altri medicinali che possano venirmi in soccorso in eventuali momenti di disordine interiore.

Sì… lo so anche io che il mondo e gli aeroporti sono pieni di librerie, ma posso assicurarvi che anche qui alla Buchmesse di Francoforte, il più grande bazar della parola stampata a livello mondiale, è un vero casino riuscire a trovare un solo volumetto di pronto soccorso letterario che possa avere lo stesso effetto calmierante e tranquillizzante, lo stesso effetto coperta di Linus, di un consunto e liso Oscar Mondadori tutto sottolineato e sporco d’unto che, avendo assorbito l’odore del legno dei miei scaffali, mi fa sentire a casa quando ne ho bisogno.


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