Già nel 2006 Shinya Yamanaka, scienziato giapponese, era riuscito a riprogrammare le cellule della pelle per la prima volta ottenendo le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte (cellule iPS). Nel 2010, Marius Wernig, con il suo team è stato in grado di eseguire la trasformazione diretta di cellule della pelle in neuroni indotti (IN). Nonostante una ricerca molto attiva, tuttavia i risultati ottenuti non avevano finora garantito un cospicuo successo in ambito medico poiché solo una piccola percentuale delle cellule della pelle sono state trasformate nelle cellule nervose desiderate. Il risultato finale di questo studio però è stato strabiliante: le colture cellulari ottenute contenevano più dell’80% di neuroni umani. Secondo la ricercatrice quindi «in un futuro non troppo lontano queste cellule potrebbero essere utilizzate per rigenerare i tessuti danneggiati o distrutti da una grave patologia».
La “medicina rigenerativa” con le staminali non embrionali viene portata avanti anche al Policlinico di Milano, dove è stato avviato uno studio con le staminali del midollo osseo per verificare se potranno combattere anche il Parkinson. Sempre con le cellule del midollo osseo, si sta portando avanti una nuova tipologia di cura contro i tumori al cervello grazie alla collaborazione fra i ricercatori dell‘Istituto scientifico Romagnolo per lo Studio e la cura dei Tumori e il laboratorio di terapia molecolare neuronale del Massachusetts General Hospital. Secondo uno dei responsabili, il dr. Sturiale, cellule staminali adulte estratte dal midollo osseo del paziente oppure dal cordone ombelicale e dal tessuto adiposo possono essere un’arma devastante contro le cellule tumorali residue di gliomi asportati chirurgicamente, responsabili della rinascita del fenomeno tumorale nel paziente.
Le prove che le cellule staminali adulte ingenierizzate stanno venendo utilizzate in campo medico con maggiore efficacia di quelle estratte da embrioni umani. La portata di queste scoperte era già stata auspicata come eticamente plausibile, ancorché non realizzata, in un documento pubblicato il 25 agosto 2000 dalla Pontificia Accademia per la Vita (“Dichiarazione sulla produzione e sull’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane“). Andandolo a rileggere, infatti, si giunge ad un punto del testo nel quale si affermava che la «possibilità di utilizzare cellule staminali adulte per raggiungere le stesse finalità che si intenderebbe ottenere con le cellule staminali embrionali – anche se si richiedono molti ulteriori passi prima di vederne risultati chiari e definitivi – indica questa come la via più ragionevole e umana da percorrere per un corretto e valido progresso in questo nuovo campo che si apre alla ricerca e a promettenti applicazioni terapeutiche».
Una via che oggi appare ben tracciata, anche grazie ai finanziamenti che la Chiesa stessa si preoccupa di destinare alla ricerca nel settore delle staminali adulte. A tal proposito segnaliamo l’articolo apparso sull’Osservatore Romano del 22 marzo 2012 nel quale si parla del conferimento da parte dell’Arcidiocesi di Sidney, a due ricercatori, di un sussidio pari a centomila dollari per finanziare un progetto di ricerca sull’uso medico delle cellule staminali adulte.