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Prossimo obiettivo: La strada per Los Angeles

Da Marcofre

In realtà dovrei terminare di leggere “Come si scrive un racconto” di Gabriel Garcia Marquez, ma questa lettura non mi entusiasma molto.

Come forse ho già scritto in passato, si parla di sceneggiature per la televisione. Soprattutto, il libro descrive come nasce e germoglia l’idea per una sceneggiatura. Si parte con un soggetto proposto dagli allievi di questa scuola che si trova a Città del Messico, e poi si lavora al fine di renderlo convincente e completo.

È interessante vedere le sollecitazioni di Garcia Marquez (detto “Gabo”), e degli altri partecipanti al corso, che in uno scambio di idee, stimoli e proposte arrivano infine al prodotto finito, o quasi. Per chi desidera capire come nasce una sceneggiatura, cosa tenere in conto e cosa invece abbandonare è senz’altro utile.

E per chi desidera invece scrivere racconti? In fondo quello è il titolo, giusto? Anche costoro avranno di che soddisfare la loro curiosità. Perché c’è, appunto, Gabo (giù il cappello, signore e signori!), perché vale la pena vedere come funziona il lavoro dello sceneggiatore. Sì, anche costui deve imparare in fretta a buttare via, perché deve fare i conti col tempo.

E poi c’è il produttore, il regista, il pubblico che deve essere accalappiato e tenuto inchiodato allo schermo o sono guai.
A me interessava capire come Gabo lavora. Mi piace ficcare il naso nel retro, in quella zona d’ombra dello scrittore che viene scarsamente illuminata: soprattutto qui da noi dove c’è ancora l’idea che gli Dei suggeriscano allo scrittore le parole.

Ma forse un’occhiata al resto delle pagine (sono appena arrivato a 116), lo darò. Intanto, vediamo un po’ di conoscere questo John Fante.

 


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