Quella che, nel 1991 (dopo Pio La Torre, Dalla Chiesa, Mattarella, Reina ..) ancora negava l'esistenza della mafia.
Dopo la sua morte, Michele Santoro e Maurizio Costanzo decidono di fare una trasmissione congiunta, per denunciare la mafia, il raket, le complicità e le connivenze dentro la politica, la miopia della associazioni di categoria.
"Michele Santoro, che il giorno dell’omicidio si trovava all’estero, apprende della morte di Libero Grassi leggendo i giornali su un aereo che lo stava riportando a Roma. È scosso, vuole fare assolutamente qualcosa. Telefona a Maurizio Costanzo, insieme riescono a convincere i vertici di Rai e Fininvest a organizzare per il 26 settembre una staffetta televisiva contro la mafia e per Libero Grassi.Ecco, a quella serata era presente anche il magistrato Giovanni Falcone, allora distaccato presso il ministero della Giustizia.
Dal teatro Biondo di Palermo, dove sedici anni dopo verrà inaugurata l’associazione Libero futuro, trasmette Michele Santoro e dal Parioli di Roma, Maurizio Costanzo. Tra gli ospiti, Giovanni Falcone, l’avvocato Alfredo Galasso, Claudio Fava.
La trasmissione, nonostante ci sia stata da neppure un mese un’altra vittima innocente di mafia, scatenerà polemiche strumentali contro «i malati di protagonismo dell’antimafia»".
Anche lui malato di protagonismo dell'antimafia.
Lo stesso Falcone che la giornalista Marcelle Padovani cita nel suo articolo, per accusare altri magistrati, quelli che oggi nella solitudine, portano avanti il processo sulla trattativa.
Anche loro, malati di protagonismo:
“Se Falcone era un magistrato solitario, oggi parecchi suoi colleghi pur dicendo di sentirsi isolati sono invece molto più vicini alla politica e ai mass media. Si sono lasciati prendere per mano dal protagonismo. E spesso hanno contribuito a costruire una autorappresentazione sacrificale del proprio lavoro diventando quello che mi son permessa di chiamare nuovi protagonisti dell'antimafia aiutati in questo dai media. Si sono orientati sulle teorie del complotto, dei retroscena e vorrei dire delle trame che probabilmente sono solo sulla carta”.Tutto per dire che sono abbastanza stanco di vedere gli stessi attacchi strumentali, oggi come allora, contro i giudici che si addentrano nel territorio mafia e politica.
In quella stessa serata, un giovanissimo Totò Cuffaro, si alzò dalla platea accusando la trasmissione di fare giornalismo mafioso e attaccò una certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana".