Sono in volo di perlustrazione in cerca di altri mondi da esplorare abitare asservire. È la prima volta che volo con questo modello, pieno di comandi inutili tanto per gonfiare i costi, ma le sei dita su ognuna delle sei mani che ho su ognuna delle mie sei braccia rendono il pilotaggio intricato ma non impossibile.
Che faccio qui, oltre ad annoiarmi? Vivo e scrivo. Mi avvicino ai pianeti, faccio rilievi a distanza, a volte scendo e me la spasso un po’. Quindi compilo il giornale di bordo, alternando, come credo si faccia in tutti gli universi, mezze bugie a mezze verità.
Ora ho sotto tiro dei miei sensori un pianeta di qualche interesse, i dati in arrivo non sembrano male. Quasi quasi punto i visori e mi godo qualche scenetta, se capita. Ecco un grande continente in zona equatoriale. Massimo zoom. C’è una radura con intorno formazioni rozze ma regolari, troppo per non essere manufatti. E in effetti al centro della radura si vedono creature sedute a terra, che battono il suolo alzando qua nuvolette di polvere, là spruzzi di fango.
Poi una di quelle creature leva al cielo uno sguardo stranissimo, che sale in un lampo fin qua. È impossibile, eppure sento che mi vede, mi guarda. Non so che mi prenda, rispondo al suo sguardo facendo ciao con una mano. La creatura fa ciao, i miei tre cuori hanno un tuffo.
Allora, tentando di riprendere il controllo della situazione, pongo in atto una sequenza di saluto complicatissima, per escludere casualità e suggestioni: suggestioni che i miei nove cervelli forse non bastano a scongiurare, che al contrario stanno forse amplificando. La creatura ha meno arti di me, ed organi situati diversamente, ma la ripetizione che fa sul suo corpo dei miei gesti è pressoché perfetta. Ma poi, orrore!, stira morbidamente le labbra e scopre, quantunque storte e rade, le zanne, le zanne che a noi per ventura si atrofizzarono e caddero migliaia di generazioni fa.
Inverto a precipizio la rotta e mi dirigo altrove, secondo il piano di volo. Sul diario di bordo, accanto alle coordinate celesti, annoterò: “Pianeta totalmente inospitale, del tutto deserto”.