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Provocazione in forma d’apologo 186

Creato il 02 dicembre 2010 da Fabry2010

Questa sera è venuto a cena da me mio nipote, come fa ogni quindici giorni, con l’ubi consistam di incassare la paghetta ziesca (rinforzo di quelle parentali) che prima del suo congedo non manco mai di elargirgli.
Si tratta ovviamente di visite brevi: inghiotte la mediocre pizza che gli preparo, passa nello studio per controllare sul mio pc la posta (in fondo è un ragazzo all’antica), quindi – ricevuto il viatico – se ne va a raggiungere la tribù.
Stasera però mi sono accorto subito che c’era qualcosa di diverso, anche se formalmente il protocollo della visita veniva rispettato. La pizza non è stata divorata bensì biascicata; lui non ha risposto alle mie domande di prammatica nemmeno con gli usati monosillabi né con i soliti sorrisi di compatimento; incredibile a dirsi, non ha controllato la posta; ma soprattutto, pur limitandosi a contorcersi prima sulla sedia e poi sul divano, non accennava ad andarsene.
Allora è toccato a me di sorridergli con aria di comprensione, quindi gli ho chiesto: “C’è qualcosa che forse non sarei indegno di conoscere?”.
Nello sguardo che ha subito alzato su di me mi è parso di scorgere nientedimeno che della gratitudine. Quindi ha cominciato a parlare, dapprima con difficoltà, poi via via più sciolto: “Zio, senti un po’ questa. Sono giorni che ripeto col massimo scrupolo sempre lo stesso esperimento, robetta da nulla, semplice routine. Ma questa volte le cose non sono andate come dovrebbero, e darmi del pazzo e ricominciare daccapo non è servito a niente. Alla fine mi sono arreso, ho compilato il modulo e in fondo ho scritto le mie osservazioni, naturalmente cercando di limitarmi… di limitarmi ai fatti, e l’ho fatto vedere al Professore”.
“Il mio compagno di scuola.”
“Il tuo compagno di scuola.”
“E lui?”
“Be’, lui ha fatto un sorriso che non mi è piaciuto. Poi mi ha chiesto di consegnargli tutti i materiali usati per l’esperimento, tutti gli appunti che avevo preso, e mi ha detto di seguirlo. Siamo scesi nell’interrato, dove si trova l’inceneritore. Lui ha aperto uno sportello, vi ha buttato quanto gli avevo dato e l’ha richiuso. Quindi siamo tornati su.”
“I risultati che ti è parso di ottenere potevano avere implicazioni etiche? Scientifiche? Economiche?”
“Credo di sì, sia etiche che scientifiche che economiche.”
“Torniamo al professore. Possibile che non ti abbia detto altro?”
“Per dire ha detto. Ha detto che nei prossimi giorni dobbiamo decidere insieme che cosa voglio fare da grande.”
“Tutto qui?”
“No, dopo un altro sogghigno ha aggiunto in quel vostro latino del cavolo uno sproloquio di cui ricordo solo l’inizio: “Divini Aristotelis universum…”. Di sicuro voleva prendermi per il… in giro.”
“No, non voleva prenderti in giro” quindi ho aggiunto, quasi tra me: “ Nihil sub sole novi”.
“Anche tu zio! E che vuol dire ora questo?”
“Nulla sotto il sole conosco.”
Sic.



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