Pubblicato da robertorossitesta su novembre 29, 2011
La coppia è sul prato in fondo al cortile per il solito rito del pasto della colonia felina.
All’improvviso un lampo in diagonale taglia il cortile: un piccolo animale selvatico inseguito da uno più grande, che proprio in quel punto lo raggiunge e lo addenta.
La donna scatta gridando e agitando un ramo prontamente raccolto e il predatore è messo in fuga, mentre la preda zoppicando e scuotendosi sgattaiola via.
L’uomo si avvicina alla donna e accarezzandole una guancia le dice: “Sai, l’ho fatto tante volte anch’io, e alle volte ancora lo faccio. Ma bada bene: ti sei assunta la fame, la violenza e la paura di entrambi, senza in realtà poterci fare nulla – nulla di più di quanto hai fatto, che lascia le cose come stavano”.
I due si guardano. Gli occhi della donna, come sempre, lanciano lampi. Gli risponde: “Sei il solito azzeccagarbugli antipatico”.
L’uomo lascia perdere e i due, terminato il solito rito, ritornano in casa, lui col suo sorriso attiraschiaffi e tristissimo, lei accigliata.
Se avesse voglia di parlare la donna forse direbbe: “Ho visto me stessa e chi amo in quell’animalino sbranato, che altro potevo fare?”.
Ma voglia di parlare non ne ha; terrà il muso un bel pezzo.