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psicologia delle disattitudini esistenziali, ma in letteratura

Da Tinynoemi
per la parte letteraria dell’esame di dottorato ho scelto di portare la psicologia dell’inetto di svevo. indiscutibilmente affascinante la capacità dell’incapace esistenziale di sguazzare nelle sue procurate infelicità ed esaltarsi per i tiepidi equilibri delle sue presunte serenità. eroe del nulla,
l’inetto sveviano di fronte alla vita reagisce con tutta la sua più talentuosa inadeguatezza. le sue scelte sono tutte consapevolmente orientate a mantenere lo status quo di mediocrità che lo rende orgoglioso del suo non-misurarsi con qualunque cosa gli richieda di uscire dal suo ruolo di impiegato del vivere. pur di non sbilanciarsi in una ingestibile pallida speranza di felicità, decide di languire in quell’equilibrata ordinaria insoddisfazione per non-si-sa-bene-cosa, che è l’unica realtà con cui riesce a confrontarsi. talentuoso incapace, nell’incoscienza della sua inettitudine, l’inetto cade sempre in piedi, evitando puntualmente faticosi confronti con delle riflessioni che non saprebbe comunque tradurre a se stesso. disarmante in quella sua ottusa deficienza sociale che è probabilmente la sua stessa fortuna.
eccezionale, svevo, ad "inventare" un personaggio così.
trenta e lode anche lui.

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