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Il trauma è il risultato di un avvenimento improvviso o una serie di avvenimenti esterni che “rompono” l’ordinario svolgersi della vita e che rendono temporaneamente impotenti, incapaci di reagire e fronteggiare l’accadimento traumatico stesso. Sono state individuate diverse strade che possono essere seguite dopo un evento traumatico, la scelta dipende sia da fattori strettamente personali, sia da fattori esterni (luogo,tempo, persone coinvolte …). La maniera più efficace è quella di cercare di mantenere equilibrio e integrità psicofisica attivando tutte le risorse possibili. È un po’ come attivare il sistema immunitario di fronte ad un virus! Se ciò non bastasse l’individuo potrebbe avvertire un disagio più o meno marcato che potrebbe manifestarsi con una sorta di iper-attivazione emozionale , che dovrebbe tuttavia risolversi nell’arco di quattro settimane. Tale ripresa è solitamente resa possibile dall’attivazione di risorse psicologiche avvenuta grazie a un supporto sociale o a un intervento professionale. In altre situazioni invece un individuo non sempre riesce a trovare risorse personali, familiari o sociali per combattere la situazione: in tali casi possono manifestarsi disturbi acuti che potrebbero anche diventare cronici. Alti livelli di stress (come quelli che si raggiungono in seguito a eventi traumatici) stimolano la produzione di cortisolo (un ormone, chiamato appunto “dello stress”) e nei bambini tale ormone può addirittuta danneggiare il cervello provocando disturbi nell’attenzione e nella concentrazione. In soggetti con problematiche pregresse un evento traumatico può addirittura intrappolare a tal punto la psiche da rendere impossibile qualsiasi evoluzione.Solitamente questa condizione è causata dall’impotenza che si sente di fronte alla rabbia e al dolore che non riescono a essere affrontati, ma che, così, lasciano il bambino o l’adulto in loro balia, arrivando a scatenare panico e angoscia. Nel bambino soprattutto se al di sotto dei sei/sette anni si nota anche un accentuato sviluppo del “senso di colpa”nei confronti di ciò che è accaduto. Questo perché i bambini di questa età si trovano ancora nella fase dell’egocentrismo, inteso non nella sua accezione negativa, ma come atteggiamento dovuto all’immaturità cognitiva, che li porta a ricondurre ogni avvenimento (sia positivo che negativo) a se stessi. Insomma, per un bambino piccolo è ancora più difficile di un adulto capire le ragioni di avvenimenti catastrofici e dolorosi e spesso la spiegazione che i piccoli possono darsi è proprio quella di addossarsi la responsabilità di ciò che è accaduto.Una via d’uscita però esiste. Le reazioni dei bambini sono mediate dal modo di reagire degli adulti, soprattutto dei genitori o delle figure di riferimento. Il modo dei grandi di reagire è spesso preso come esempio e imitato. Quindi bisognerebbe riuscire a creare attorno ai bambini un ambiente calmo e accogliente in cui riconoscere e rielaborare anche i sentimenti e le emozioni negative. Bisogna spiegare e dimostrare ai bambini che di fronte a certi avvenimenti è giusto e normale essere spaventati, arrabbiati e addolorati, ma bisogna dimostrare loro che è possibile reagire, mostrando per primi una reazione di fronte all’evento traumatico. Insomma, nascondere il dolore e le lacrime a volte può essere contro producente, soprattutto se il bambino ha voglia di piangere e di mostrare il proprio dolore. Non è facile lasciare che il dolore diventi manifesto, non è facile urlare la propria rabbia, non è facile ricordare, ma finché il bambino o l’adulto non affronterà il trauma, ne rimarrà intrappolato e rivivrà la stessa angoscia senza la possibilità di trasformarla e senza la possibilità di vivere fino in fondo. Solo così però il dolore si può accettare ed affrontare. Solo così si diventa adulti. E se questo percorso sembra troppo arduo da affrontere da soli, è bene rivogersi a uno specialista di fiducia. “Libertà è ciò che fai con quello che ti è stato fatto” (J.P. Sartre)Dott.ssa Milena GiacobbePsicologa dell’età evolutivaViale Dante, 20 NovaraCel. 348.3173462
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