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Psicopatologie urbane sotto la neve

Creato il 07 febbraio 2012 da Silvanascricci @silvanascricci

Psicopatologie urbane sotto la neve

Quello che le uniche catene che ha bordo sono quelle per il bondage.

Il tipo che tiene il Suv in garage perchè la neve lo sciupa.

Il falso Alemanno che su Twitter si spaccia per il falso Gabrielli.

Quando la temperatura va sotto zero, il buonsenso la segue, e la psicopatologia urbana si arricchisce di nuovi soggetti.

Ecco alcune tipiche vittime da esaurimento nevoso.

Auto-San Bernardo: come il divorzio, la neve divide ciò che dio ha unito: l’italiano e l’auto. Ma se l’italiano impiegasse per salvare il matrimonio gli sforzi che dedica al recupero della sua macchina nella neve, gli avvocati farebbero la fame. Lo vedi, teso come un cane da valanga, fiaschetta di antigelo al collo, mentre fiuta gli anonimi mucchi di neve sotto casa tentando di capire in quale si nasconde la sua vettura. Poi comincia a scavare uggiolando (molti sono stati soccorsi perchè, leccando la carozzeria, c’erano rimasti attaccati con la lingua). Quando riesce ad aprire la portiera deve chiamare il 118 perchè tutto lo scavare gli ha schiantato le coronarie. Si spera che almeno l’ambulanza abbia le gomme termiche.

Mamma disperata: Al ritorno in ufficio dopo la maternità aveva trovato la scrivania nel cesso, e le ci erano voluti anni per tornare in carriera. Una settimana di scuole chiuse la inguaia di nuovo. Lavorerebbe da casa se i pupi stessero buoni. E invece vogliono uscire a fare lo stramaledetto pupazzo di neve come nei film. Il pupazzo di neve è il vero incubo materno in quanto a) in cerca dell’occorrente i bambini vandalizzano guardaroba e dispensa b) dopo due minuti sono stanchi e il fottuto pupazzo deve farlo la mamma c) causa esposizione al freddo, alla ripresa delle lezioni hanno la febbre e devono stare a casa altre due settimane. Quando la sciagurata torna in ufficio, la sua scrivania è di nuovo al cesso.

Accaparratore: su di lui esistono tre scuole di pensiero. La “Yoghi” teorizza che il freddo gli mette una fame da orso e lo fa mangiare il doppio. Per la “Day After” le nevicate sopra i 3 cm, come la bomba atomica ed i ponti festivi, gli evocano lo spettro dell’inedia e lo inducono a depredare i negozi. Stranamente, anzichè cibi energetici e durevoli come legumi e cioccolato, arraffa solo uova e latticini, che comuque non riuscirà mai a consumare entro la scadenza; il che dà ragione alla terza scuola, la “Cretino dentro”, secondo cui l’accaparratore vuole solo impedire al prossimo di farsi un’omelette.

Reduce Trenitalia: il reduce Armir 2.0 è sopravvissuto a venti giorni dentro un Intercity Bologna-Lecce bloccato a -30° e ha visto cose che i non pendolari non possono memmeno immaginare. Tornato a casa a piedi, si è tolto i vestiti brulicanti di zecche e li ha bruciati in giardino, ha abbracciato il figlio nato durante la prigionia, ha tentato di addentare il gatto, poi si è seduto con la testa fra le mani gemendo: “keine gegestaende aus dem fenster werfen”. Una psicologa lo sta aiutando a rielaborare il trauma con un memoriale dedicato a Mauro Moretti, amministratore delegato di Trenitalia, che intitolerà “Il fetente nella neve”.

Minetti Minor: piccoli fori nel ghiaccio seguiti dal segno di una rovinosa caduta: qui è passata una Minetti Minor. Cresciuta davanti alla tv più sessista del pianeta, è convinta che l’abbigliamento invernale della donna in età fertile sia top, mini e stiletto, e crede che i doposci possa metterli solo la Boccassini. La MM sfila tra le nevi urbane scosciata come a Colorado Cafè, sfoggiando una ricca collezione di infortuni: capitomboli alla Kostner, ustioni da freddo in tutta la gamma del blu, tacchi in cancrena. Per scongiurare l’estinzione delle MM, il Wwf lancerà una campagna per ospitarle in apposite gabbie riscaldate nel bioparco di Arcore.

(Lia Celi)



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