Uno studio della Cardiologia del S. Filippo Neri di Roma, che verrà presentata al Congresso internazionale di Psiconeuroendocrinoimmunologia a Orvieto, dimostra l’efficacia dell’approccio psicologico per il successo della riabilitazione cardiaca
A questa conclusione è giunto uno studio coordinato da Adriana Roncella, cardiologa e psicoterapeuta del Dipartimento di Malattie cardiovascolari dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, che sarà presentato al Congresso internazionale di Psiconeuroendocrinoimmunologia che si terrà dal 27 al 30 ottobre prossimi a Orvieto.
La ricerca è stata effettuata su un gruppo di 101 pazienti colpiti da infarto e trattati con angioplastica d’emergenza.
Lo studio è iniziato dopo una sola settimana dal primo infarto. Una parte del gruppo è stato trattato soltanto con terapia medica tradizionale, l’altra con terapia medica e psicoterapia breve, quest’ultima articolata in incontri individuali e di gruppo nell’arco di sei mesi. I due gruppi erano simili per le caratteristiche cliniche e strumentali di base, i fattori di rischio cardiovascolare e le variabili psicometriche. Il follow up ha compreso controlli clinici a sei mesi, un anno e cinque anni, nonché test psicometrici (stress, esaurimento vitale, supporto sociale, depressione e qualità della vita) a un anno.
I risultati sono stati che il gruppo trattato anche con psicoterapia ha evidenziato una minor incidenza di nuove patologie mediche e di nuovi eventi cardiaci (ricorrenza di angina, aritmie ventricolari minacciose, reinfarto, stroke, morte). In particolare, 16 pazienti su 47 del gruppo in trattamento con psicoterapia contro i 27 su 47 del gruppo con solo terapia medica hanno registrato nuovi eventi cardiologici: una differenza statisticamente significativa.
Analoghe differenze si sono registrate tra i due gruppi anche per l’occorrenza di nuove patologie. Al follow-up, inoltre, è stata riscontrata anche una riduzione statisticamente significativa del livello di depressione tra i partecipanti al gruppo della psicoterapia.
In conclusione, i dati preliminari della ricerca suggeriscono che una psicoterapia breve nel post-infarto abbia un effetto positivo aggiuntivo a quello della terapia interventistica e medica.
da: http://www.focussalute.it
Commento del Dott. Zambello
La ricerca dimostra quello che da anni un approccio psicologico meno dogmatico e schiacciato su un dualismo cartesiano mente-corpo dava per scontato.
D’altra parte il premio Nobel per la medicina Eric R. Kandel, nella sua opera afferma: “Di fatto, se i cambiamenti indotti dalla psicoterapia si mantengono nel tempo, sarebbe ragionevole concludere che essa porti a differenti modificazioni strutturali nel cervello, così come avviene in altre forme di apprendimento” (Kandel, E.R., 2006, pag. 343). Il vero problema siamo noi operatori, i Medici da una parte e gli Psicologi dall’altra che tendiamo sempre a semplificare e teorizziamo su poche variabili, quelle che conosciamo, malcelando fantasie onnipotenti.