ROMA – Il 29 ottobre è la Giornata mondiale della psoriasi, una patologia della pelle che in Italia colpisce 2,5 milioni di persone, 125 milioni nel mondo.
Tra i malati italiani di psoriasi, il 10% soffre di forme gravi che possono anche portare al ricovero in ospedale, mentre il 20% sono colpiti dalla conseguente artrite psoriasica.
La forma di psoriasi più diffusa è quella a placche. Generalmente si manifesta prima dei 40 anni. Non si tratta solamente di una malattia della pelle, ma di una patologia cronica recidivante. Si manifesta con chiazze rosse ricoperte di squame bianche, spesso accompagnate da prurito.
La psoriasi può manifestarsi in forma lieve, moderata o grave. Nel primo tipo vengono colpite zone circoscritte della pelle, mentre negli altri due tipi le macchie sono più estese, a volte accompagnate anche da sanguinamento.
Tra le conseguenze della psoriasi ci sono anche quelle sulla vita sociale e relazionale. Più delle metà delle persone colpite da psoriasi accusa conseguenze negative sul proprio benessere emotivo generale, senso di imbarazzo e perdita di autostima, a volte anche depressione ed effetti negativi sulla propria vita sessuale.
Difficile la diagnosi, che avviene attraverso il Pasi, lo Psoriasis Area Severity Index, che misura la gravità della psoriasi in una scala da zero a 72.
Le terapia vanno scelte in base alla gravità della psoriasi. Nelle forme lievi si usano solo trattamenti locali a base di creme, unguenti o lozioni da applicare sulla pelle. Nelle forme moderate e gravi si ricorre a terapie sistemiche tradizionali o biologiche, come il trattamento alla luce ultravioletta (raggi UVA e UVB), le terapie sistemiche con i farmaci retinoidi e immunosoppressori.