Magazine Cultura

Pubblicità: viaggio nei costi

Creato il 15 marzo 2011 da Sulromanzo

Pubblicità libri costiEh! Ma la pubblicità costa! Non se ne parla nemmeno!

Quante volte avete ascoltato questa esclamazione? È davvero così? Quanto costa all’editore, realmente, la pubblicità? Quali sono le voci più ingenti, le più sibilline, le più ignorate? Dove inizia il costo?

In questo articolo daremo il via al viaggio all’interno della pubblicità. Cercheremo di capire le origini, gli oneri, i ritorni, le potenzialità. Con il tempo analizzeremo singoli casi di singole case editrici che hanno scelto rispettivamente di puntare tutto sul mondo del web, oppure di limitarsi ai canali cartacei, oppure ancora di affidarsi al passaparola, senza investire un centesimo, uno, in pubblicità. Al termine di ogni articolo vi segnalerò una piccola bibliografia d’approfondimento.

Iniziamo, quindi, da una considerazione: non basta stampare un certo numero di copie di un romanzo per garantire successo e introiti.

Il nocciolo è: il pubblico lo conosce, conosce l’autore, ricorda il titolo, ne parla, che opinione ha della casa editrice e della sua qualità?

Per arrivare a questa fase, il lavoro pubblicitario preliminare, ante e post pubblicazione, è essenziale. Prima di scendere nei dettagli, teniamo a mente alcuni concetti.

1.   Autore ed editore condividono un obiettivo comune: guadagnare dal proprio lavoro.

2.   Autore ed editore sono figure professionali paritarie. Nessuno dei due fa un favore all’altro, nessuno dei due è superiore all’altro.

3.   La pubblicità deve essere interesse e terreno comune di investimento in termini di risorse, tempo e denaro, in quantità adatte allo specifico ruolo dei singoli elementi.

Non solo: campagne pubblicitarie intelligenti potrebbero risultare ancora più vincenti quando autore ed editore sono coordinati e informati, con un solido senso di responsabilità sito nel cuore e nella mente di entrambi.

La pubblicità si può rivolgere ai due mondi interconnessi e indipendenti: quello off line e quello on line. Due macro aree all’interno delle quali si annidano voci di costi a grappolo.

Ambedue hanno caratteristiche specifiche. Entrambi possono realizzarsi in forma gratuita o a pagamento.  Entrambi possono essere integrati dall’altro.

La pubblicità, ahinoi!, non si auto crea, non si genera attraverso neutroni e protoni, non si incrementa con la pioggia dei Monsoni. Qualcuno la deve immaginare, progettare, realizzare. Qualcuno deve capire i segmenti di mercato a cui rivolgersi, come raggiungerli, che strategie utilizzare. Qualcuno deve creare i messaggi, utilizzare dei canali per trasmetterli, individuare fiere, manifestazioni, luoghi in cui la strada è spianata e le occasioni solo da cogliere.

La persona o le persone indicate devono avere un luogo in cui poter lavorare, dei mezzi funzionanti, degli strumenti tecnico-pratici. Possiamo quindi bypassare i costi di locazione, cancelleria, luce, acqua, adsl, e quant’altro inerente all’azienda, solo per comodità di riassunto.

Sia off line che on line c’è bisogno di personale qualificato, competente e appassionato.

Capace di adoperarsi affinché l’idea diventi realtà. Gente a cui importi e che conosca.

Come tutti voi sapete, uno stipendio adatto, delle condizioni contrattuali rispettabili, un ambiente di lavoro accessibile e positivo per il dipendente sono elementi che incidono profondamente nell’economia aziendale. Ammetto che al giorno d’oggi le mie parole possano risultare “sognatrici”, ma c’è poco da fare: le persone non sono oggetti. I metodi di sfruttamento producono risultati. Non ci si lamenti, dopo.

Il personale costa! Quante volte l’avete ascoltata questa lamentela giustificazione?

Se volessi, per un attimo, dimenticarmi dell’imbarazzante numero enorme che compone gli eserciti degli stagisti full time con contratto a tempo indeterminato per tirocini non retribuiti, senza rimborso spese o buoni pasto o ipotesi di futuro, potrei considerare che uno stipendio di un solo dipendente pagato per occuparsi 6 giorni su 7 della pubblicità, dei contatti, dei social net, potrebbe non risultare un salasso per l’azienda.

Soprattutto se l’azienda ha la creanza di considerare questa figura professionale centrale, fondamentale, all’interno del suo progetto di futuro.

Soprattutto se ogni tanto balza nella mente dell’editore/imprenditore l’ipotesi che la persona possa portare ritorni economici, contatti speciali, lampi di genio che aprono sbocchi e possibilità di crescita.

Andando al sodo, lo stipendio lordo annuo di figure professionali relative al settore marketing nell’IT come, per esempio, il Product Manager e il Sales Account, si aggira intorno ai 20/30 mila euro, secondo fonte www.businessonline.it datata 2006-2007. Questo dato sarà incrementato con l’esperienza e l’anzianità di lavoro del professionista.

Certo, mi rendo conto che trovare la persona giusta implichi ulteriori aggravi: le società specializzate nella selezione del personale non lavorano per la gloria, gli annunci pubblicati sui periodici o riviste specializzate hanno i loro costi, la connessione internet per poter accedere ai siti che si propongono di fare da intermediari fra richiesta e offerta è data previo canone mensile, il toner e la carta della stampante con cui verranno stampati i curriculum non vengono elargiti gratuitamente dai rivenditori o supermercati. Gli stessi ingranaggi di conoscenza hanno bisogno d’essere oliati, una tantum, se non con cene nei ristoranti ricordati per le migliori vedute della regione, almeno con qualche pensiero che fidelizzi e cementi, diciamo così, i buoni rapporti.

Non parlo di transazioni bancarie, ma di cose più piccole, come un biglietto d’auguri per il compleanno del tal tizio o della moglie del tal caio.

Costoro potrebbero ricordarsi d’avere a cuore proprio la sorte di un professionista che fa al caso della casa editrice.  

Mi rendo conto, inoltre, che puntare veramente su un dipendente, adottando una mentalità talmente allargata da includere anche il finanziamento, da parte dell’azienda, in corsi di formazione, master, esperienze varie nell’ambito delle competenze da acquisire, è un onere a carico.

In aggiunta a quelli relativi la previdenza sociale, tasse varie ed eventuali.

Me ne rendo conto, davvero.

Soprattutto se la casa editrice è piccola, sconosciuta, con budget limitato. Se ha appena aperto i battenti. Se tutta l’Italia la ignora, incluso il bar accanto dove l’editore va a prendere il caffè.

Penso tuttavia che la scelta di fare impresa è stata effettuata in maniera libera, in considerazione dei pro e dei contro del caso.

Ci si può venire incontro, immagino. Fra persone adulte, con l’occhio puntato sui medesimi obbiettivi, ci si può venire incontro. Editore e autore, editore e dipendenti. Si possono trovare i modi. Il piccolo rimarrà piccolo se la mentalità che lo contraddistingue è piccola.

Se non è piccola, è bene ingegnarsi. Esistono master da svariati mila euro, ma esistono anche borse di studio, corsi dai prezzi modici, seminari, conferenze, incontri gratuiti, biblioteche, e-book gratuiti, internet.

Personale qualificato e competente in marketing e pubblicità fa la differenza.

Prima di qualsiasi altra voce l’essere umano, con il suo bagaglio di conoscenza, passione, creatività, idee, che voglia di studiare e applicarsi, è sicuramente un investimento importante. Una persona istruita, attiva e dalle larghe vedute in termini di business può essere la fortuna di un’azienda, di un libro, di un autore.

 

   SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

-   “Le spese di rappresentanza, propaganda, pubblicità e sponsorizzazione”di Tartaglia Ezio, Maggioli Editore, 24,00€

-   “La creatività in pubblicità. Manuale di linguaggio multimediale: dai mezzi classici al digitale”di Marco Lombardi, Franco Angeli Editore,   38,00€

-   “Marketing-pubblicità. Guida e analisi per la piccola e media impresa”di Gianfranco Cellini ed Elena Cellini,  De Bastiani Editore, 22,00€


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :