Normalmente quando si parla di salute non ho dubbi: in genere preferisco rivolgermi alle strutture pubbliche che credo possano darmi maggiori garanzie in termini di controllo e sicurezza.
Non a caso, due miei Figli su tre sono nati in ospedali pubblici (a Milano), con il ginecologo che mi ha seguito per tutti i 9 mesi. L’ultimo, obtorto collo, ho preferito farlo nascere in clinica (a Roma) per avere la garanzia che mi operasse proprio il mio medico. In entrambi i casi ho sempre trovato personale medico e ausiliario (infermiere, ostetriche…) sempre gentile e disponibile. E anche dal punto di vista sanitario, grazie al Cielo, è andata molto bene tutte e tre le volte.
Per il dentista però il Marito e io abbiamo optato per il privato. Proprio la scorsa settimana ci siamo andati insieme: io per uno degli appuntamenti di un lavoro programmato, lui per un’emergenza. Siamo entrati e ci ha accolto una confortevole sala d’aspetto con musica diffusa, poltroncine imbottite e giornali e riviste per tutti i gusti. In caso di necessità (che per me è matematica) due toilette sono a disposizione dei pazienti: con sistema auto igienizzante, sapone, salviette e naturalmente acqua calda. E’ uno studio medico in cui ti senti accudito: se hai un’emergenza, come è appunto successo al Marito, c’è sempre un medico a disposizione, almeno per visitarti, valutare e al bisogno curare. Comunque, arrivato il mio turno, mi hanno fatto accomodare nello studio, dove il Dr. C. è arrivato dopo pochi minuti salutandomi calorosamente e informandosi sulla mia salute.
Mentre lavorava mi spiegava pazientemente le fasi del lavoro che stava facendo. Durante la seduta è entrata un’assistente informandomi che il Marito aveva finito, e chiedendomi da parte sua se avesse dovuto aspettarmi. Con la bocca aperta e l’aspiratore infilato dentro le ho fatto cenno che no, non era necessario, grazie. Anche perché doveva sbrigarsi e tornare a casa per accompagnare nostra Figlia dal suo, di dentista. Già perché per i bambini invece abbiamo optato per il servizio pubblico. In particolare la Clinica Odontoiatrica dell’Università, dove ha una cattedra, e quindi insegna e lavora, una nostra cara Amica. Diciamo che dal punto di vista organizzativo assomiglia un po’ a un girone dantesco: intanto funziona solo di mattina, il che implica perdita di giorni di lavoro (nostro) e di ore di lezione (dei bambini); poi ci sono file interminabili anche quando l’appuntamento ce l’hai; altra fila (interminabile anche quella) alle casse per pagare il ticket [e qui ci sarebbe da aprire una parentesi quadra: la cassa è ubicata in un'altra stanza rispetto alla sala d'attesa dove i bambini attendono insieme ai loro genitori di essere chiamati. Ma non potendo essere in due posti diversi contemporaneamente (perlomeno ancora non mi sono attrezzata), è possibile (anzi certo) che alla cassa chiamino il vostro numero, senza che voi lo sappiate a meno di non zompettare velocemente e continuamente da una stanza all'altra. Certo, la soluzione sarebbe semplice: basterebbe mettere il display della cassa anche nell'altra sala d'attesa. Tra l'altro il reparto è anche stato ristrutturato di recente! Una volta mi è capitato di suggerirlo al cassiere perchè arrivai dopo che il mio numero era stato già chiamato, mi è scoppiato a ridere in faccia dicendomi: bella idea signo', mo mando un'email al capo! E che ci sarebbe di male?]
Comunque, dicevo, a parte l’organizzazione, dal punto di vista clinico mi sembra che i bambini siano seguiti bene: ogni tanto ho a che dire con il loro referente odontoiatra, però non mi sono mai lamentata. Non troppo almeno.
Tornando al tema di cui parlavo all’inizio, nostra Figlia, quel giorno doveva sottoporsi a un intervento chirurgico: la seconda estrazione della gemma del dente del giudizio. La prima l’aveva fatta un mese prima e, poveraccia, aveva sofferto da cani. Quindi diciamo che la sua predisposizione d’animo non era delle migliori. Perdipiù (ma questo lei non lo sapeva) questa volta l’intervento sarebbe stato più complicato.
Dopo un’ora, finita l’operazione, la vedo uscire dalla sala singhiozzando e piangendo a calde lacrime. Il chirurgo, il prof. S. non si è nemmeno affacciato a parlare con noi al termine dell’operazione. Sparito. Volatilizzato.
Mi è sembrato strano: la volta scorsa uscendo, ci spiegò il post operatorio, le attenzioni e le precauzioni da prendere. Invece stavolta nulla: si sono fatti vedere solo studenti sbarbatelli.
In fondo però a pensarci bene non era poi tanto strano: l’altra volta, la nostra amica professoressa, sua collega, entrò in sala, interessandosi dell’operazione, e palesandosi come nostra amica… Stavolta no. Quindi niente raccomandazione, niente normale gentilezza. Quello che privatamente hai incluso nelle parcelle, qui, alla clinica odontoiatrica te lo scordi.
Per concludere, quando mia Figlia si è calmata, mi ha raccontato come era andata durante l’operazione. E questo spiega abbondantemente i motivi del suo pianto isterico: il prof. S., probabilmente anche perché quel giorno non c’erano amicizie di mezzo che lo vincolassero alla normale dose di pazienza che un medico dovrebbe avere, a maggior ragione con i bambini, mentre la operava, come fosse un qualunque macellaio, ai lamenti della piccola paziente le urlava frasi come STAI MUTA!!! oppure NON MI ROMPERE LE SCATOLE!!! Probabilmente questo avrebbe innervosito chiunque, immaginiamoci una bambina, che perdipiù di carattere è anche impressionabile!
Mi domando soltanto cosa succedrebbe in un eventuale studio privato dello stesso prof. S, si comporterebbe ugualmente così, o sarebbe gentile come i tre zeri delle sue parcelle?