L'Italia diventerà un parco a temaDavid P. Goldman, Asia Times, Hong KongIl paese ha bisogno dell'aiuto della Cina. Ma in questo modo rischia di perdere il controllo delle sue risorse. Il commento di un economista esperto di questioni asiatiche.
I paesi dell’Europa meridionale, sommersi dai debiti, sono alle prese non con una crisi ma con una trattativa commerciale. Grecia e Italia, un tempo dominatrici del Mediterraneo, invecchieranno sempre di più e saranno salvate da orde di turisti asiatici. Il modello spartano, in pratica.
Sparta è stata la prima potenza mondiale a cadere vittima di un suicidio demografico, ma anche la prima ex potenza a sopravvivere sotto forma di un parco a tema. Un tempo a Sparta vivevano più di diecimila persone, ma dopo la sconfitta subita da Tebe nel 371 a.c. nella battaglia di Leuttra, la popolazione si era ridotta a mille abitanti. La città-stato continuò a sopravvivere, ma sotto forma di parco a tema: gli ultimi spartani rimasti continuarono a ungersi i capelli, a indossare le loro vesti, a suonare i loro flauti e a disporsi in falangi per la gioia dei visitatori romani.
Se i turisti provenienti dall’Italia tennero in vita Sparta per cinquecento anni dopo che il suo modello politico diventò superato, i visitatori cinesi possono tranquillamente tenere a galla l’Italia per un altro secolo o due. Quarantatrè milioni di turisti hanno visitato la penisola nel 2009, spendendo in media circa 750 euro. Se le circostanze saranno favorevoli, i visitatori asiatici potrebbero raddoppiare nel giro di pochi anni, dando all’Italia un grande aiuto a ridurre il suo debito con l’estero. Ma c’è una controindicazione: la Cina finirà con il possedere gran parte del paese. I cinesi non hanno nessuna intenzione di limitarsi a fare la parte dei turisti e a scattare qualche foto: vogliono comprare e portarsi a casa la bellezza e i prodotti italiani.
In questo modo l’Italia riuscirebbe a sfruttare le sue enormi potenzialità nel settore delle esportazioni. A differenza della Germania, i cui macchinari lavorano a pieno regime in molte fabbriche cinesi, l’Italia non è riuscita a stimolare le esportazioni verso la Cina. Il più importante produttore italiano, la Fiat, resiste a malapena in mercati secondari come quello russo o turco e tra i ceti a più basso reddito (e sempre più impoveriti) degli Stati Uniti.
Capacità di sopravvivenza
In Italia la tradizione vuole che ogni imprenditore mantenga quattro registri contabili: uno per l’ufficio imposte, uno per la banca, uno per la moglie e uno per sé. Le imprese sono molto spesso a conduzione familiare e per questo motivo nel mercato azionario italiano sono pochi i titoli che vale la pena comprare. Le aziende migliori sono nelle mani di un pugno di azionisti, nonostante molte di esse siano tecnologicamente all’avanguardia. In Italia ci sono centinaia di ottime aziende, ma sono messe in ombra dalla corruzione, dalla burocrazia e dall’irresponsabilità della classe politica. Quasi mai le aziende italiane piccole e virtuose sono nelle condizioni di esprimere tutto il loro potenziale.
Per l’industria italiana l’insolvenza del paese sarebbe una grande notizia. Se gli stranieri cominciassero a comprare i beni dello stato, le imprese locali conquisterebbero il palcoscenico del mercato internazionale, e potrebbero dimostrare tutto il loro valore attirando capitali stranieri. La verità è che il sistema politico italiano non può essere riformato: può solo essere aggirato, e questo è precisamente ciò che hanno fatto gli italiani per sopravvivere nel corso dei secoli. Il nuovo libro di Michael Ledeen, Virgil’s golden egg and other neapolitan miracles, spiega le capacità di sopravvivere e il genio degli italiani. Gli investitori asiatici dovrebbero leggerlo con attenzione. Il più grande nemico dei talenti italiani è il governo di Roma. Quello di cui il paese ha bisogno è un’invasione simile a quella dei Goti nel quinto secolo dopo Cristo, solo che i “barbari” dovrebbero impugnare i libretti degli assegni invece che asce e spadoni.
Nella veste di turisti ma anche di uomini d’affari, i cinesi troverebbero in Italia una tecnologia e un gusto perfettamente compatibili con il loro universo e in grado di migliorare la loro vita e le loro aziende. La passione dei cinesi per l’Italia risale a tanti anni fa, quando l’ossobuco alla milanese è diventato il piatto tipico di Shanghai. Oggi nella città più popolosa della Cina le pietanze italiane di prima qualità sono più facili da trovare dei piatti della tradizione locale. Tuttavia, per trasformare l’amore in denaro, l’Italia ha bisogno di aprire le porte ai consumatori cinesi. Per farlo dovrebbe innanzitutto sbarazzarsi di tutti gli accordi politici che soffocano la società come un rampicante.
I cinesi arriverebbero giusto in tempo. Come gli spartani nell’antichità, gli italiani sono un popolo in via d’estinzione. Secondo le stime delle Nazioni Unite, entro il 2040 i tre quinti degli italiani saranno pensionati. Anche ipotizzando una ripresa graduale del tasso di fecondità, il numero di donne in età riproduttiva sarà calato del 40 per cento entro la metà del secolo. Questo significa che la popolazione italiana non si riprenderà mai. Gli imprenditori italiani hanno bisogno di vendere il loro talento all’Asia, perchè tra qualche anno le migliori aziende a conduzione familiare non avranno più familiari per tenere in vita l’attività. E faranno la fine dei maestri soffiatori di Murano, dove rimangono ormai pochi artigiani che intrattengono i turisti creando animali di vetro.
Come gli spartani, i cittadini italiani finiranno per vivere in un parco a tema. Venderanno pizza, soffieranno vetro e imbottiglieranno vini pregiati per la gioia di frotte di asiatici. IL governo sarà in bancarotta, e i possessori di titoli di stato italiani riceveranno 70 centesimi per ogni euro investito.
E i parassiti che vivono sulle spalle dello stato italiano faranno la fine delle pulci su un cane morto.