Adam Sandler rappresenta uno di quei fenomeni attoriali per me incomprensibili a livello nostrano, un comico la cui produzione cinematografica pare aver goduto per diverso tempo di una massiva programmazione sulle nostre reti televisive e anche una discreta distribuzione nelle sale, mentre questo suo lavoro, il migliore come attore in un ruolo non prettamente comico, e praticamente invisibile ai tempi in cui uscì nelle sale lo deve a Paul Thomas Anderson, l'autore dell'altmaniano Magnolia.Quest'ultimo è uno degli autori ormai affermati del cinema americano meno hollywoodiano che si possa immaginare, consapevole delle proprie capacità registiche, che qui si dedica ad un racconto stralunato e apparentemente fuori dagli schemi, almeno per il suo protagonista, in cui può dare sfogo alla propria scrittura e alla sua regia, in grado di distinguerlo dalla massa apparente di registi americani indipendenti.Una piacevole digressione cinematografica, non meno furba di altri suoi lavori, come il sopracitato Magnolia, con cui dover fare i conti e doverne riconoscere le doti necessarie per svolgere bene il proprio lavoro di disegnatore di storie più o meno gradevoli, che in questo caso riescono a farci digerire la presenza inconsueta di Adam Sandler.
Magazine Cinema
Adam Sandler rappresenta uno di quei fenomeni attoriali per me incomprensibili a livello nostrano, un comico la cui produzione cinematografica pare aver goduto per diverso tempo di una massiva programmazione sulle nostre reti televisive e anche una discreta distribuzione nelle sale, mentre questo suo lavoro, il migliore come attore in un ruolo non prettamente comico, e praticamente invisibile ai tempi in cui uscì nelle sale lo deve a Paul Thomas Anderson, l'autore dell'altmaniano Magnolia.Quest'ultimo è uno degli autori ormai affermati del cinema americano meno hollywoodiano che si possa immaginare, consapevole delle proprie capacità registiche, che qui si dedica ad un racconto stralunato e apparentemente fuori dagli schemi, almeno per il suo protagonista, in cui può dare sfogo alla propria scrittura e alla sua regia, in grado di distinguerlo dalla massa apparente di registi americani indipendenti.Una piacevole digressione cinematografica, non meno furba di altri suoi lavori, come il sopracitato Magnolia, con cui dover fare i conti e doverne riconoscere le doti necessarie per svolgere bene il proprio lavoro di disegnatore di storie più o meno gradevoli, che in questo caso riescono a farci digerire la presenza inconsueta di Adam Sandler.
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