I tre dipendenti licenziati e reintegrati dalla Cassazione sono rientrati nello stabilmento. Ma ci sono altre situazioni limite di cui si sta occupando la magistratura: operai con patologie croniche che sarebbero stati ‘puniti’ nelle mansioni perché vicini al sindacato.
Dal 24 settembre Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli hanno varcato i cancelli dello stabilimento Fiat di Melfi. Sono i tre operai della Fiom licenziati nel 2010 a causa di uno sciopero che procurò loro l’accusa di sabotaggio. Lo scorso luglio, infatti, la Cassazione ha stabilito il reintegro dei tre respingendo il ricorso di Fiat. Tre gradi di giudizio hanno riconosciuto la liceità del reintegro per i tre operai, assieme alla condotta antisindacale dell’azienda.
Ma è davvero tutto finito? Quella dei tre operai non è, infatti, l’unica vicenda processuale dello stabilimento lucano a coinvolgere operai della Fiom. Ci sono altri processi in corso, come spiega l’avvocato Ameriga Petrucci: «Avevamo presentato nel 2012 quattro procedure ex 700 (ricorsi d’emergenza c.p.c. ndr) tutti assieme, con la causale della discriminazione sindacale». Sono i ricorsi per quattro operai spostati nel 2011 dalla catena di montaggio a un altro reparto, la ex Itca. Continua a leggere l’inchiesta sul sito de L’Espresso…
di Michele Azzu | @micheleazzu