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Punto di non ritorno

Creato il 23 dicembre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

Soccer: Serie A; Verona-Chievo23 DICEMBRE – Quest’anno sotto l’albero nessun regalo natalizio. Babbo Natale ha deciso di fermarsi appena fuori città – in prossimità della Diga per la precisione – lasciando letteralmente a mani vuote i gialloblù dell’Hellas. A vestire i panni dell’amato Santa Claus è stato questa volta il signor Gervasoni di Mantova – direttore di gara designato – che mal consigliato dal proprio assistente, ha lasciato sotto l’albero clivense il graditissimo omaggio di una rete in netto fuorigioco, con la quale il Chievo ha fatto sua l’intera posta nella stracittadina contro il Verona. E’ successo quindi che una partita abbastanza scialba e decisamente povera di emozioni, oramai incanalata verso il più classico dei pareggi a reti inviolate – risultato che probabilmente avrebbe accontentato entrambe le contendenti – grazie all’errore commesso dall’arbitro virgiliano, è andata a totale appannaggio dei gialloblù della Diga. Attenzione però a ricondurre il tutto ad un banale off-side non segnalato perché anche il semplice pareggio non avrebbe certo cancellato tutti i problemi che attanagliano da tempo la compagine di Mandorlini. Dopo la partita di Udine, affermando che una rondine non fa mai primavera siamo stati purtroppo cattivi profeti, visto che le difficoltà emerse in queste settimane, in parte “insabbiate” dalla vittoria esterna del Friuli, sono tornate alla luce in maniera ancora più chiara ed inequivocabile.

La bruciante sconfitta patita nel derby, anche se in parte immeritata – ad onor di cronaca il Chievo ha comunque fatto la sua partita e non ha rubato nulla – ha messo ancora una volta a nudo la situazione di crisi nella quale versano i gialloblù. Credo sia arrivato il momento per un deciso confronto tra società, tecnico e giocatori perché il cosiddetto “punto di non ritorno” è dietro l’angolo e serve una chiara inversione di rotta, prima che sia troppo tardi. Il periodo nero dell’Hellas – 6 punti in dieci partite ma soprattutto un solo punto nelle ultime cinque partite disputate tra le mura del Bentegodi – ha comunque radici profonde e lontane. Le ragioni sono diverse, ma soprattutto complementari e concatenate tra di loro. L’aspetto più rilevante è che probabilmente ci troviamo di fronte ad una squadra male assortita già nella sessione estiva di calciomercato dove, tanto per dire, mancano “come il pane” un terzino destro degno di tal nome ed una valida alternativa in attacco a Luca Toni, visto che il Nenè visto sino ad ora ha tutt’altro che convinto. Mettiamoci poi l’inaspettata resa ben al di sotto delle aspettative di Rafa Marquez – presentato al suo arrivo come il “salvatore della patria” – l’irrisolto enigma Saviola, che ha visto il campo con il contagocce, più una serie di acquisti e di cessioni poco comprensibili, ecco che il quadro è giusto fatto. Naturale a questo punto chiamare in causa Sogliano perché se la situazione è questa, l’ambizioso direttore sportivo non può certo sottrarsi alle sue “pesanti” responsabilità. Un evidente problema tecnico quindi che viaggia poi a braccetto con una condizione atletica a dir poco deficitaria, che vede ultimamente i giocatori gialloblù sovrastati fisicamente dall’avversario di turno.

A peggiorare la situazione ci ha poi pensato l’interminabile serie di infortuni muscolari – non certo frutto solo del caso – che ha via via tolto di mezzo più di un titolare, impedendo a Mandorlini di schierare la stessa formazione per più di due partite di fila. In questo momento la squadra appare stanca, psicologicamente sfiduciata, a tratti quasi impaurita ma soprattutto incapace di tradurre sul campo i dettami impartiti dal proprio tecnico. In campo ci vanno i giocatori, questo si sa, tuttavia anche l’allenatore non può considerarsi esente da colpe , perché è lui che decide chi mandare in campo e soprattutto è sempre lui che sceglie come giocare le partite. Forse per la prima volta da quando siede con successo sulla panchina gialloblù, anche Mandorlini sembra aver smarrito la bussola, a tratti “incaponito” nelle sue granitiche certezze – suona strano il suo insistere sul greco Tachtsidis da lui richiesto a gran voce ma dal rendimento decisamente imbarazzante – e quasi incapace di trasmettere ai suoi quella voglia e quella cattiveria agonistica che in questi anni hanno rappresentato l’arma in più con la quale siamo risaliti insieme dagli inferi della Lega Pro sino all’Olimpo della massima serie. A nulla serve aggrapparsi alla scusa dell’errore arbitrale, all’alibi alquanto debole delle inaccettabili condizioni del terreno del Bentegodi – il campo è uguale per tutti – piuttosto che a chissà quale altra giustificazione. La dura e cruda realtà, magari difficile da accettare, è solo questa, senza se e senza ma. Dopo la sosta, il nuovo anno impone quindi una decisa e radicale inversione di marcia perché nessuno in riva all’Adige vuole avere nuovamente a che fare con i fantasmi di un ancora troppo recente passato.
Nel frattempo, Buon Natale e Buone Feste a tutti!

Enrico Brigi
twitter @enrico_brigi

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