Hammurabi
Pubblico volentieri le considerazioni di Schlomo in merito al post “Una nuova teoria del denaro” di qualche giorno fa:In un’illuminante dissertazione intitolata “Verso una teoria generale del credito e della moneta”, pubblicata su The Review of Austrian Economics (vol. 14:4, pagine 267-317, 2001), Mostafa Moini, professore di economia presso l’Università di Oklahoma City, sostiene che il denaro non è mai realmente stato un “bene” o un “oggetto”. Esso è sempre stato una mera “relazione”, un impegno legale, un concordato credito/debito, il riconoscimento di un debito dovuto unito alla promessa di ripagarlo. Mi si permetta una divagazione archeologica. All'origine del denaro - o meglio delle monete - come merce di scambio, subito dopo il baratto vi erano dei pezzi di bronzo, allora metallo prezioso e non simbolico, di varie dimensioni e peso e senza alcuna effigie o simbolo. Ogni pezzo di bronzo valeva mezza pecora, ci si poteva fare un'ascia, un coltello, una falce, quello che si voleva. Il bronzo si caricò di un significato simbolico quando fu usato come ex voto da deporre nella buca sacra accanto al tempio. Era forgiato come una paperella o una barchetta, o una paperella-barchetta, ma essendo di bronzo era prezioso nonostante la forma. I templi erano, allora come ora, sulla piazza principale dove già prima c'era il mercato. I contraenti di uno scambio andavano a giurare circa la bontà del loro impegno reciproco ai piedi della divinità o dentro il tempio stesso dopo aver concluso un affare. Non a caso sempre lì sulla piazza del mercato (in quello che i romani chiamavano forum) veniva amministrata la giustizia, proprio presso i templi. Quando le diverse città iniziarono a coniare denaro di bronzo, iniziarono a porvi sopra, a mo’ di sigillo, il simbolo divino della città, in seguito l'effige del sovrano, eccetera, eccetera. Poi vennero l'oro, l'argento, l'elettro... A me sembra che il fondamento del denaro sia il mercato, quello dove gli uomini del neolitico, non prima, portavano quanto eccedesse la produzione.
Codice di Hammurabi
“Io ho due stai di grano che mi avanzano e tu hai le olive che a me son finite. Facciamo cambio?” Il mercato ha segnato il passaggio da una vita di sopravvivenza (caccia e raccolta) ad una cultura - è proprio il nome giusto - della coltivazione e dell’allevamento. Lo scambio ha segnato l'origine di un grado di possibilità di sopravvivenza maggiore e migliore. Il mercato ha guidato la formazione delle città: perchè far tanta strada per gli scambi? Meglio riunirsi, vive meglio chi abita più vicino. Fu anche grazie a cio’ che si diffusero i cantastorie, gli aedi come Omero. Pensate un po', quando ero bambino ho fatto in tempo a vederne ancora qualcuno vero. Con Omero vennero le saghe, le prime istituzioni, la religione, ecc. Non a caso le tavolette sumere, babilonesi, assire, che han segnato l'origine della scrittura erano delle registrazioni contabili ideate da Hamurrabi il grande, cui lo stesso Mosè si ispirò per i suoi dieci comandamenti propinandoli come la parola di Dio. Sarà pur così, ma su quelle basi – seppur ambigue - il popolo di Israele sopravisse ad un viaggio perigliosissimo che ancora continua. Ci sarebbe riuscito senza credere in un Dio? Mosè, che era uno che se ne intendeva, dopo la traversata del Mar Rosso che segnò lo sterminio dell'esercito del Faraone, innalzo’ un canto di lode a Dio "Perchè serve alla mia sopravvivenza" (testuale). Questo è sempre e comunque il punto chiave.A me basta fare quattro passi in un mercato per sentirmi felice e rivivere tutto questo. Ancor oggi i mercati sono posti in genere nel sito più alto del paese, il primo ad essere abitato.
Insomma il mercato fu una straordinaria invenzione funzionale alla sopravvivenza ed alla attivazione migliore del cervello. Che poi le due cose coincidono.
Si dira’ che in fondo al concetto di mercato ci sia anche una sorta di egoismo astuto che fa dell'interesse un beneficio primario e dell’amor proprio un’aggravante. Questa componente è eliminabile? Può esistere l'economia senza questa componente egoistica? Schlomo
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