Vladimir Putin
In un’intervista rilasciata ieri alle principali TV russe, il candidato al Cremlino Vladimir Putin ha di fatto inaugurato la campagna elettorale per le Presidenziali del 2012: l‘investitura al congresso di Russia Unita, i rapporti con Medvedev e la crescita della Russia sono stati oggetto delle risposte che il premier russo ha dato, tenendo sempre un occhio all’appuntamento elettorale di marzo del prossimo anno. Putin ha spiegato che la sua decisione di ricandidarsi al Cremlino è stata accompagnata da grandi dubbi sulle sue stesse capacità di gestire le enormi responsabilità “in grado di decidere il destino della nazione”. Il premier ha ricordato in che disastrose condizioni si trovava il Paese di cui, alla fine degli anni Novanta, prese le redini: “Disoccupazione, povertà, corruzione, crimine: ci stavamo dirigendo verso la guerra civile”. E ancora oggi, dice l’ex presidente, un “qualsiasi passo falso può riportare la Russia a dover rivivere quei momenti difficili”.
La sua candidatura, dunque, punta a impedire alla Russia di fare un balzo all’indietro e di annullare tutti i successi economici degli ultimi anni, ottenuti grazie all’enorme lavoro svolto sia da lui che dall’attuale presidente Medvedev: “Non ricordo nessuno in epoca sovietica che abbia lavorato sodo come noi due”. E a chi, all’estero come in patria, gli contesta come la sua candidatura vada a sminuire la forza della democrazia russa, lui risponde rivendicando la perfetta costituzionalità della contestata “staffetta” con Medvedev: “Avrei potuto cambiare la Costituzione per favorire me stesso, avevo la maggioranza in parlamento per farlo. Ma non l’ho fatto, perchè volevo far capire ai cittadini che un cambio della guardia al potere è qualcosa di naturale in una democrazia”.
Un Vladimir Putin si appresta a tornare alla guida di una Russia che aspira sempre più a riprendersi quel ruolo globale che fu per decenni dell’Unione Sovietica. Un’eredità, secondo Putin, già scritta allora: “L’Urss sostanzialmente era la Russia, con un nome diverso. Siamo passati attraverso le turbolenze degli anni Novanta e solo negli ultimi dieci anni ci siamo rialzati, grazie alla pace interna e all’ordine. Ma ora abbiamo un disperato bisogno di uno sviluppo sostenibile“.
La crisi economica si sente anche a Mosca, e per fronteggiarla l’asse Putin-Medvedev si presenta alle urne con un programma fatto di riforme e modernizzazioni, per portare nei prossimi sei anni la crescita del Paese dall’attuale 4% al 6-7% . “Ma spetta solo ai cittadini che si recheranno ai seggi approvare queste iniziative”, dice il premier.
Dalle sue parole, Putin lascia intendere che, diversamente da quanto accaduto negli anni dei suoi primi due mandati, la sua presidenza darà maggior peso ad un governo presieduto da Medvedev, verso cui si esprime in modo molto positivo: “E’ stato in grado di attuare una serie di progetti cruciali che prima esistevano solo sulla carta” ha detto Putin, riferendosi allo sviluppo delle istituzioni democratiche, la diversificazione dell’economia e la sua modernizzazione. “Anche per questo Medvedev rappresenta la scelta più naturale per la guida di Russia Unita“.