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Puzza di marcio la riforma di Profumo

Creato il 03 giugno 2012 da Albertocapece

Puzza di marcio la riforma di Profumo

Licia Satirico per il Simplicissimus

Mercoledì prossimo sarà approvata in Consiglio dei ministri una vera rivoluzione copernicana per scuole e atenei. Con idea mutuata in parte dai campus americani, in parte dai paginoni di Playboy, saranno eletti gli studenti dell’anno, i laureati dell’anno e gli addottorati dell’anno. Gli eletti godranno di riduzioni sulle tasse universitarie e possiederanno la speciale card “Iomerito”, che dà diritto a sconti per musei e trasporti. Sono previsti anche bonus per le imprese pronte ad assumere i laureati più bravi (letterati? Archeologi? Entomologi?) e premi per i professori più efficienti. Gli atenei con docenti assenteisti saranno, per contro, penalizzati (forse con la card “Iodemerito”).

L’ondata di meritocrazia non termina qui. Il ministro Profumo intende incentivare l’internazionalizzazione degli atenei promuovendo pubblicazioni e lezioni in lingua inglese con appositi bagni di immersione linguistica: una risciacquatura di panni nel Tamigi, con buona pace di Manzoni e dell’inquinamento ambientale. Gli istituti universitari aventi sede nel territorio di Stati esteri, se riconosciuti come enti senza scopo di lucro, potranno poi aprire le loro succursali in Italia. Non si comprende, però, di quali fondi vivranno le università estere approdate in Italia: non è chiaro se attingeranno anch’esse al moribondo Fondo di finanziamento ordinario degli atenei italiani o se si gestiranno con mezzi propri, stracciando le università brutte sporche cattive piene di docenti volenterosi ma pezzenti (nonostante l’immersione linguistica). Non è ancora dato sapere, in effetti, in che modo la riforma dell’eccellenza e del merito verrà finanziata. Per il governo le innovazioni dovevano essere a costo zero: è però evidente come ciò non sia possibile, perché gli incentivi non possono consistere solo in designazioni, congratulazioni, card e pacche sulle spalle.

La riforma meritocratica di Francesco Profumo nasconde, a dire il vero, pecche meno note al grande pubblico: è abortita proprio in queste ore una proposta dello stesso ministro volta a ripristinare i concorsi universitari in sede locale, nella perdurante incertezza sui nebulosi criteri di valutazione dei candidati abbozzati dalla legge Gelmini. I concorsi sono bloccati da anni, insieme a buona parte degli adempimenti di ordinaria amministrazione.
Molti atenei sono sull’orlo della bancarotta: i fondi per ricerca e biblioteche si sono estinti come i dinosauri, a differenza dei paleorettori generati da Marystar. Dopo anni di stiracchiate proroghe ex lege, infatti, molti Magnifici (alcuni dei quali in carica dal secondo millennio) dovrebbero andarsene entro il 31 ottobre 2012, ma non intendono farlo. Sul Secolo XIX Roberto Fedi dice efficacemente che «questi naufraghi stanno aggrappati alle loro comodissime poltrone come alle scialuppe del Titanic, in barba a ogni logica e, diciamolo pure, decenza».

Sulla proroga a vita dei rettori Profumo scandalosamente tace, mentre si susseguono i ricorsi dei docenti ai Tar regionali e sorge spontaneo un Comitato di Liberazione Nazionale per il ripristino della legalità negli atenei. Il 14 giugno, presso la Camera dei Deputati, si terrà una conferenza stampa per annunciare il problema e mettere in mora il ministro. Ma sui principali quotidiani oggi si celebrano soltanto le magnifiche sorti e progressive di scuole e atenei meritocratici e anglofoni.
Marystar se n’è andata lasciando università delegittimate, prive di rappresentanza democratica, impoverite nelle risorse umane e finanziarie, paralizzate nelle attività amministrative. A sei mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo le cose non sono cambiate. Si pretende però di dare al nostro declino l’aura del rinnovamento, dell’eccellenza, dell’internazionalizzazione: un declino smart, come le smart cities dei terremotati di cui parla l’Ocse.
Già la vedo l’università del futuro, con gli insegnanti dell’anno che entrano in aula e salutano gli studenti dell’anno nell’idioma di Shakespeare. Con un appropriato “good morning, Vietnam”


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