“Q Cells, simbolo del solare mondiale, è fallita”. Questo il titolo di Le Figarò di ieri che dedica un’intera pagina a uno dei pionieri del settore fotovoltaico in Germania.
Il classico caso di successo. Quotato in borsa nel 2005 il gruppo è arrivato ad avere una capitalizzazione di 10 miliardi di euro due anni più tardi. Un titolo che è riuscito a raggiungere la vetta degli 80 euro e che oggi viaggia a un misero valore di 50 centesimi.
Nata negli anni della coalizione con i Verdi, quando il sostegno politico all’energia pulita era ancora consistente, Q Cells è stato il fiore all’occhiello del mercato tedesco, uno dei mercati più importanti al mondo che ha investito 100 miliardi di euro e che ha installato, a fine 2011, 24.700 megawatt.
Dal 2008 ad oggi, un susseguirsi di crisi ha portato al crollo del giro d’affari del 26% e a un passivo di bilancio di 845 milioni. I primi tagli da parte del Governo nel 2011 e l’arrivo dei pannelli a basso costo provenienti dalla Cina, hanno portato il il leader del fotovoltaico verso un tracollo inesorabile
Emergenza a cui l’azienda ha cercato di rispondere con un piano di salvataggio che da una parte prevedeva una forte delocalizzazione della produzione in Malesia e dall’altra, l’uso di tecnologie innovative puntando sulle celle a film sottile. Una scommessa persa dovuta, secondo gli esperti, alla lentezza e all’incapacità di comprendere i repentini cambiamenti del mercato del solare. Q Cells fa parte di quelle aziende, cresciute troppo in fretta, che non hanno saputo ammodernare la produzione in tempo e ridurre i costi.
Una storia durata solo quattro anni che venerdì scorso si è conclusa con la consegna dei libri in Tribunale. Adesso come adesso è praticamente impossibile sapere se la crisi è solo temporanea o definitiva.
Vero è che Q Cells non è il solo produttore ad essere in difficoltà; prima di lui altri tre grandi nomi del solare tedesco (Solon, Solar Millenium e Solahybrid) hanno dichiarato fallimento.
Le incertezze della cancelliera Merkel su quale futuro energetico dovrà avere la Germania– peraltro non l’unica in Europa – continuano a pesare sul futuro delle aziende del settore.