Ieri mi sono fatta trascinare dall’entusiasmo di una mia amica per il Qi gong, e l’ho provato. La cornice era suggestiva, il lido Kypos (da leggere alla greca) nei pressi di Torre Canne. Eravamo solo in cinque, ci siamo disposti in cerchio mentre decine di persone affollavano il bar del lido bevendo bibite fresche all’ombra di sombrero giganti fatti di paglia.
Al ritmo di reggae, abbiamo cominciato a muoverci stando fermi. Sì, proprio così: ci siamo mossi stando fermi. Con movimenti lentissimi o, meglio, pose plastiche, parti dimenticate del nostro corpo sono tornate a creare energia, mentre quelle che di solito -e da tempo- la assorbono, sono diventate doloranti. Il Qi gong ha fatto tremare le gambe a una ballerina, sudare le mani a una Prof.ssa di italiano, pizzicare il polpacci di un Prof./scrittore, ha messo alla prova l’equilibrio di un giovane uomo e a me, a me ha fatto scoprire che la zona bassa della schiena è il punto in cui si concentrano le mie tensioni.
Se si riescono a ignorare il contorno, il contesto e gli sguardi in bilico tra la curiosità e lo sfottò, il Qi gong rilassa. Apre una dimensione nuova al corpo che impara a gestire l’energia presente in sé sciogliendo al contempo i nodi dello stress.
Forse loro non ne avevano bisogno, ma a differenza dei tanti adulti e ragazzi abbandonati sulle sedie del chiosco, due bambine si sono unite al nostro gruppo. Ipnotizzate dai movimenti lenti e più o meno sinuosi, dalla voce suadente del maestro e, forse, dalle nostre facce beate.
Terminata la lezione, per me la prima, non vedevo l’ora di fare nanna, in balia com’ero del relax totale. Ma per me la serata aveva riservato un giro tra i trulli di Alberobello con tanto di film (tacerò quale) al trullo sovrano. Un week-end tutto relax. Sento in me impazzare la mania del Qi gong.