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Qualche parola su Gianni Agnelli (By Bruce Waine)

Creato il 15 dicembre 2013 da Simo785

Qualche parola su Gianni Agnelli (By Bruce Waine)

A ripensarci oggi, è stato l’incarnazione di un’epoca. E per molto tempo è stato anche il suo perdurante, testardo sopravvivere. Perché Gianni Agnelli era legato anche a livello fisiognomico alla buona borghesia torinese che da sempre faceva parte del circuito industriale italiano.

Il che è un complimento se si pensa alla raffinatezza culturale, all’arguzia, all’intelligenza fine, ai modi garbati. Ma lo è molto meno – ovviamente – se ricordiamo le mani sporche di quella borghesia: i rapporti col fascismo, l’atteggiamento a volte un tantino “invadente” nei confronti delle istituzioni pubbliche ecc. E tutto questo, Gianni Agnelli, lo riversò anche nel suo modo di amare la Juventus.

Perché i bianconeri sono stati, prima ancora che parte delle sue fortune aziendali, parte della sua famiglia. Giampiero Boniperti riceveva sue telefonate ogni mattina alle sei del mattino, nemmeno avesse a che fare con un padre esigente che gli ricordava l’obbligo di lavorare sodo durante la giornata. E del resto ero l’Avvocato stesso a dire che, nei momenti difficili, era la ricerca di appigli del suo subconscio la causa prima delle vittorie della Juventus.

Ma certo, questo stile di conduzione – che si traduceva nell’acutezza delle battute con cui Agnelli spesso commentava le vicende calcistiche – si trasformava, poi, in quell’ipocrita e fastidiosissima rivendicazione dello “stile Juventus”. Ovvero: nella rivendicazione della propria cura per le apparenze, della capacità di non licenziare – ma costringere alle dimissioni – un allenatore.

Ma era un modo d’essere. Un misto di dedizione al lavoro e sincera fede nei risultati che esso può assicurare e consapevolezza che si è in un mondo in cui, come in tutt’altro contesto disse don Milani, se si arriva alla fine della propria esistenza con le mani pulite, evidentemente le si è tenute in tasca.


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