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Qualcosa di scritto

Creato il 24 aprile 2012 da Libereditor

Qualcosa di scrittoQualcosa di scritto è una sorta di espressione simbolica che in varie occasioni ritorna in Petrolio di Pier Paolo Pasolini. E’ forse la più adeguata a indicare un’opera che prende forma. Di certo è la più conforme a definire la natura di un testo che non riesce e forse non vuole separarsi del tutto dal suo punto d’inizio…
Petrolio è ciò che resta di un’opera allucinata, fuori dei canoni tradizionali, rilevante. Pasolini ci lavora dalla primavera del 1972 fino ai giorni che precedono la sua morte. Petrolio è una metamorfosi e una travolgente presa di coscienza.
Petrolio esce per Einaudi nel 1992, diciassette anni dopo la morte di Pasolini, nella collana dei Supercoralli. Ha una copertina bianca e i caratteri del nome e del titolo sono neri e rossi. Un oggetto atipico, sorprendente, di rara bellezza.
Petrolio si può leggere come una sfida, uno studio, un’indagine. Soprattutto come un testamento.

A seconda delle circostanze, qualcosa di scritto, questo mostro informe (tutti i veri mostri sono informi e tutte le vere informità sono mostruose) può assomigliare a un romanzo, a un saggio, a un poema mitologico, a un libro di viaggi, a una raccolta di racconti allacciati tra loro come Le mille e una notte o I racconti di Canterbury. Ma nessun genere di scrittura, considerato in astratto, nemmeno un diario, potrebbe sopportare il peso di questa presenza, di questo fiato che appanna ogni specchio: lui, P.P.P. in carne ed ossa. «Ho parlato al lettore in quanto io stesso» confessa in una lettera al suo amico Alberto Moravia, vecchio volpone in grado di capire al volo l’entità e l’enormità del peccato. Non sono stato più in grado, spiega P.P.P., di assumere con umiltà i panni di «un narratore».


Emanuele Trevi

Qualcosa di scritto
Ponte alle Grazie
2012


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