Francia.1971. Sono trascorsi solo tre anni da quel maggio ’68 in cui le aspirazioni rivoluzionarie e libertarie hanno sconvolto la quiete di un paese retto saldamente nelle mani di Charles De Gaulle. Tra i numerosi soggetti contagiati dai fermenti politici vi è Gilles (l’esordiente Clement Metayer), un liceale che, insieme ai suoi compagni di scuola, continua a partecipare attivamente ai moti popolari che riempiono di lavoratori e studenti le strade di Parigi. Gilles, come tanti giovani in quegli anni, esita tra l’impegno radicale e le proprie aspirazioni; egli è un appassionato di cinema e pittura e ciò che lo contraddistingue è l’amore per l’arte, attraverso la quale riesce ad esprimere sé stesso al meglio. Durante una missione rivoluzionaria, Gilles e i suoi amici provocano un serio incidente a un giovane guardiano, che per qualche tempo finisce in coma. Questo atto provoca in loro un senso di colpa che finirà per condizionare le loro vite; Gilles e i suoi compagni decidono, infatti, di allontanarsi per un po’ da Parigi. Ognuno prenderà strade diverse e analoghe allo stesso tempo, tra comunitarismo, sesso libero, droga, mito dell’ Oriente. Passando da relazioni amorose e rivelazioni artistiche, in un viaggio che attraverserà l’Italia e finirà a Londra, Gilles e i suoi amici dovranno fare scelte decisive per trovare se stessi in un’epoca tumultuosa.
“Qualcosa nell’aria” (titolo originale “Après mai”) di Olivier Assayas è stato presentato all’ ultima Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto l’ Osella per la migliore sceneggiatura; la pellicola contiene tutti gli elementi classici del romanzo di formazione: i grandi ideali, gli amori adolescenziali, la fascinazione per l’arte e il sogno di cambiare il mondo. “Qualcosa nell’aria” è un lungometraggio fortemente autobiografico che racconta l’ambiente della controcultura giovanile nei primissimi anni Settanta francesi. Il ritratto fornito dal regista è indubbiamente nostalgico; lo sguardo di Assayas, fortemente autocritico, è quello di chi quelle passioni rivoluzionarie le ha vissute in prima persona. Assayas induce lo spettatore a metabolizzare alcuni passaggi del film, intervallandoli con una colonna sonora appropriata, che oscilla tra la musica di protesta e il free jazz; il tutto amalgamato con una notevole sensibilità cinematografica, che gioca con la macchina da presa, conferendo alla pellicola un certo dinamismo. “Qualcosa nell’aria” è un’opera concreta, appassionata, un film che evidenzia subito che gli anni dopo il Maggio ’68 sono stati vissuti pienamente; le pregevoli ricostruzioni degli ambienti, delle infinite discussioni e dei sentimenti dell’epoca sono lo specchio di una generazione stretta tra le proprie idee politiche e le passioni culturali. Una generazione che ha agito con assoluta libertà, nella convinzione che ogni respiro e gesto dovessero portare ad una inevitabile Rivoluzione.
di Alessandro Burgio