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Quale direzione

Da Marcofre

Se guardo a quello che scrivo, dove sto andando? C’è una direzione in quello che combino, oppure procedo a casaccio?

Per me le cose più o meno stanno in questo modo. Sto cercando di tracciare il perimetro della mia proprietà. Grande o piccola che sia, destinata al fiasco oppure al consenso, al suo interno, ma anche attorno, ci saranno sempre certi elementi. Per esempio le montagne, il fosso, il torrente e il bosco da quella parte. Dall’altra, ancora montagne. Poi colline.
Questa è la mia proprietà, e più o meno è rappresentata dai racconti che ho terminato mesi fa.

Sono soddisfatto del risultato: non li ha voluti nessuno.

Come forse sanno un po’ tutti, nelle prime storie di qualsiasi autore c’è già il mondo che lo accompagnerà per sempre. Qualcosa cambierà, evolverà si capisce: ma non si distaccherà mai dai temi che gli sono propri.

E dopo? Una volta che si è fissato il perimetro della proprietà, si passa alla fase due, se vogliamo chiamarla in questa maniera. Occorre cioè tracciare le fondamenta della propria costruzione. La proprietà forse è bella, ma se resta spoglia alla lunga non è in grado di dire molto. Da qualche mese provo a tracciare le fondamenta della costruzione, e ho scritto quattro racconti. Lavoro a un quinto.

Dopo, sarà necessario mettere mano all’edificazione dell’edificio, e questo richiederà altro impegno. E tempo.

Se diamo un’occhiata ai grandi autori, ci rendiamo conto che costoro di solito non procedono a casaccio. Hanno un obiettivo in testa e non è soltanto scrivere storie. Siccome questa gente pensa e ha un’ambizione smisurata, non si limita a dire: “Ecco la mia proprietà”.

Edifica. Costruisce.

Come? Ah, è vero. Le mie storie sono tutte sul disco rigido del mio computer, e probabilmente ci resteranno a lungo. Non si può avere tutto dalla vita, giusto? Io continuo a scribacchiare, non si sa mai…


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