Innovazione, co-creazione, rete e condivisione. Dovrebbero essere queste le linee guida dei giovani artigiani dell’oggi e del domani, le leve su cui fondare il proprio lavoro, perché recuperare gli antichi mestieri non basta, se non si intraprendono cambiamenti e non si guarda con lungimiranza alle potenzialità esistenti.
Sapere teorico e saper fare, oggi, nel nostro Paese stanno camminando ancora troppo disgiunti: il dibattito attuale su questi temi è acceso. I laureati artigiani stanno – come confermano le storie di questo Blog – coniugando i due Saperi e dimostrando però che, nonostante il difficile contesto socio-economico, è possibile farcela, quantomeno provarci e osare scelte controcorrente.
Di questi temi si è parlato anche domenica 19 maggio a Varese all’interno del Congresso 2013 di Confartigianato Imprese Varese, “L’impresa del futuro è artigiana”, appuntamento conclusivo (al quale eravamo presenti anche noi
) di un percorso a tappe che ha visto, nei mesi scorsi, confrontarsi ospiti illustri ed esperti di impresa, artigianato e digitale, tra cui docenti, ricercatori, giornalisti, professionisti del settore.Apertura internazionale e capacità di coinvolgere sono stati il fulcro dell’intervento di Stefano Micelli, autore del libro Futuro Artigiano e docente all’Università Cà Foscari di Venezia: “Il futuro del Made in Italy sta nell’altruismo, nel raccontarlo nel mondo, nel coinvolgimento. Dobbiamo aprirci e andare a raccontarci fuori dai confini nazionali”. Ma non solo, Micelli ha anche accennato proprio all’importanza delle “start up ibride”, ovvero di attività che nascono dal mix tra sapere e saper fare: “Avviciniamo i laureati, magari in marketing e comunicazione, alle attività del settore manifatturiero”, è stata la sua proposta. “Mettiamo insieme creatività e capacità di comunicare in senso lato, e avviamo start up che possano dare nuovo lavoro, un patto nuovo che generi valore. Non carriere al ribasso, ma quale vero e proprio rilancio”. Parole che ci fanno pensare anche al progetto seguito dalla giovane sociologa Ivana Pais di avvicinare alle botteghe del milanese i laureandi della Cattolica (ne abbiamo parlato qua
). E che rimanda al lavoro dei LaureatiArtigiani, che coniugano formazione accademica e tradizione manuale.Al centro dell’incontro, oltre alle criticità legate all’attuale momento storico sollevate da Giorgio Merletti, presidente Confartigianato Imprese, è stato poi anche il tema del digitale: tra gli ospiti, Fabio Lalli (in collegamento via Skype), presidente del network Indigeni Digitali e Davide Gomba, amministratore delegato delle Officine Arduino a Ivrea. “Oggi manca un percorso strutturato per fare impresa”, ha affermato Lalli, che ha ribadito che la Rete è uno strumento importante “per contribuire alla crescita e allo sviluppo”. E non è un caso se la Community di Indigeni Digitali consente di far incontrare imprenditori, tecnici, finanziatori che prima non si conoscevano, per favorire nuove sinergie. Mentre Gomba, parlando di Officine Arduino, ha portato l’attenzione sui makers, ovvero gli artigiani digitali e tecnologici che uniscono sapere manuali e tecnologie di ultimissima generazione (stampanti 3D, strumenti laser…), e che sono guidati dalla filosofia dell’open source, dato che Arduino è una piattaforma aperta, condivisibile e modificabile. E per la prima volta si svolgerà in Europa la Maker Faire, e precisamente a Roma, in ottobre.