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Quali libri ti hanno cambiato la morte?

Da Luca.sempre @lucasempre_

Eyes-Wide-Shut-Una-Scena-Del-Film

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È qualche mese che questa domanda mi frulla in testa e non riesco a venirne a capo. Come se mi avessero piantato un chiodo in fronte con la promessa di estrarlo solo dopo aver dato una risposta convincente al quesito con cui ho deciso di aprire la terza trasmissione di radioSempre.

Tanto per essere chiari, il chiodo in fronte non me lo sono piantato da solo. In genere ci tengo a restare integro.

La colpa è tutta da attribuire a quello straordinario giocoliere di parole che risponde al nome di Alessandro Bergonzoni. Nel mese di dicembre, rispondendo a una domanda di Paola Santoro sul primo numero del Colophon, l’attore ha lanciato questa provocazione letteraria (o forse sarebbe meglio chiamarla disputa?) che almeno nella mia testa non è giunta ancora a maturazione.

Così adesso chiedo aiuto a te, caro lettore o lettrice di questo blog.

Continua a leggere e magari ne veniamo a capo. Insieme.

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# L’antefatto

Ultimamente di classifiche in rete se ne fa un gran parlare. Ferruccio Gianola sul suo blog riprende l’iniziativa lanciata da Amazon e Goodreads che recentemente hanno stilato una classifica dei cento libri da leggere in vita.

Ferruccio nel suo articolo invita a fare altrettanto ma stavolta chiede il parere ai lettori e alle lettrici che frequentano l’universo della blogosfera italiana. Io ho già detto la mia. 

Ne ha parlato anche Anima di Carta sul suo blog, lanciando a sua volta una nuova iniziativa: segnalare i 100 migliori post sulla scrittura creativa in giro per la rete.

Un mese fa anche Daniele Imperi su Penna Blu ha scritto un post intitolato I libri che ti segnano.

Così mi sono detto: sai che c’è di nuovo? Anch’io mi butto in questa cosa delle classifiche, delle segnalazioni, e dei sondaggi. Solo che lo faccio a modo mio, seguendo lo spirito di questo blog, che come sai è un po’ strano.

Prima però devo spiegarti da dove tutto è partito.

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# Se sparisci vuol dire che sei il migliore

Il Colophon è (era) una rivista digitale a scadenza mensile pubblicata da Simplicissimus Book Farm.

La particolarità della rivista risiedeva nel fatto che ogni numero era dedicato a un tema specifico, tema su cui scrittori, giornalisti, personaggi dello spettacolo o semplici addetti ai lavori erano poi invitati a dire la loro. In che modo?

Attraverso piccole narrazioni verticali fatte di immagini e di parole.” (come ha spiegato il direttore editoriale presentando il primo numero della rivista). 

Già. Il Colophon faceva proprio questo: prendeva un argomento e lo esplodeva in tutte le direzioni. Creava, in altre parole, [connessioni].

Ti ricorda qualcosa?

Esatto! Proprio quello che si propone di fare questo blog fin dalla sua nascita. Ovvio quindi che sono corso ad abbonarmi non appena ho scoperto dell’esistenza del magazine.

Risultato?

Arrivata al quarto numero, la rivista ha chiuso. Almeno così sembra.

Forse le ho portato sfiga io. O forse è il destino di tutte le cose buone che nascono in questo paese: prima o poi tirano le cuoia. Muoiono.

Così ho pensato che se una cosa in Italia è davvero fatta bene occorre augurarle la morte anzichè la vita, perchè se riesci a sopravvivere nel Bel Paese vuol dire che non vali molto.

E questa magari potrebbe essere una prima chiave di lettura della provocazione letteraria lanciata da Bergonzoni.

Ipotesi 1:

I libri che ti hanno cambiato la morte sono i libri migliori, quelli davvero insuperabili, libri che dunque – per forza di cose – hanno chiuso i battenti prima del tempo. In altre parole: libri che sono spariti dagli scaffali delle librerie un attimo dopo esserci finiti sopra.

Ma torniamo a noi.

Il primo numero del Colophon era dedicato ai [piedi]. Sì, hai capito bene. Proprio ai piedi.

Qui sotto la copertina.

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Colophon

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Capita così che a un certo punto m’imbatto nell’intervista realizzata da Paola Santoro al grande Alessandro Bergonzoni (se non lo conosci o non ti piace è solo un tuo problema, come disse una volta Lemmy dei Motorhead parlando del rock and roll).

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Lemmy-Motorhead

Il buon Lemmy

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Di seguito lo spezzone dell’intervista che ha provocato in me brivido e turbamento:

(Paola Santoro): Quali sono i libri che ti hanno fatto staccare i piedi da terra?

(Alessandro Bergonzoni): Come dico sempre, ‹‹i libri che mi hanno cambiato la morte›› non i libri che mi hanno cambiato la vita. Sono stufo di sentire parlare di libri che mi hanno cambiato la vita. 

Pausa. Silenzio. Riflessione.

Beh… meraviglioso no?

Così ho iniziato anch’io a ragionarci sopra, e visto che non ne sono venuto ancora a capo (almeno non del tutto), la domanda ora la rigiro a te: quali sono i libri che ti hanno cambiato la morte?

Immagino che anche tu, come me, sia un po’ stanco di sentirti chiedere quali sono i libri che ti hanno cambiato la vita. Se non altro perchè televisione, blog, giornali e social network te lo avranno chiesto – direttamente o indirettamente – almeno un migliaio di volte, a scadenza regolare-mensile-annuale.

E magari ogni volta che ti sei sentito ripetere questa domanda non hai esitato a tirare fuori dal cilindro uno, due, tre, dieci titoli di libri tutti insieme. Perchè tu sei una persona complessa… giusto? Un solo libro non riuscirebbe a descrivere la tua complicatissima esistenza. La vita per come la intendi tu.

La verità è che sono gli altri a essere superficiali. Ma tu no. Tu sei diverso. Diversa.

E così magari per ogni libro che ti ha cambiato la vita saresti pronto a frantumare le palle a chiunque. Compralo, rubalo, fattelo regalare. Come il motto di questo blog.

Se però invece ti chiedessi quali sono stati i libri che ti hanno cambiato la morte ci scommetto il chiodo che ho in testa che non ti sarebbe così facile rispondere.

Ti prenderesti del tempo.

La classica domanda che non ti aspetti, insomma.

E magari dopo qualche mese saresti ancora qua, come il sottoscritto, a interrogarti sul vero significato di quella domanda o provocazione. Cercando risposte. Formulando ipotesi.

Ecco dunque, dopo l’ipotesi numero uno di cui ho parlato all’inizio, cosa ha partorito la mia bella testolina in questi mesi di meravigliose seghe mentali.

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# Ipotesi Numero Due

Se i libri che ti cambiano la vita sono quei libri che ti fanno osservare il mondo con occhi diversi, i libri che ti cambiano la morte sono quei libri che ti fanno pensare alla morte in modo diverso.

Morte intesa come:
  • Quel che ci resta da vivere.
  • Il nostro rapporto con l’aldilà.
  • La percezione del tempo che passa e non tornerà più.

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# Ipotesi Numero Tre

I libri che ti hanno cambiato la morte sono i libri che ti hanno cambiato la vita.

Paradosso?

Beh… se ci pensi bene parlare di [vita] ha un senso solo in rapporto alla [morte]. Così come la definizione di [bene] non avrebbe motivo di esistere se non ci fosse il suo contraltare, sua maestà il [male].

Quindi se un libro ti cambia la vita, inevitabilmente ti cambia anche la morte. E viceversa: un libro che ti cambia la morte non può non cambiarti anche la vita.

E tu? Quale delle tre ipotesi sposeresti? O forse ne avresti una quarta e una quinta da aggiungere?

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# Quale ipotesi (e quale libro) ho scelto io

La seconda.

Non chiedermi il motivo. È tutta una questione di associazione di idee e intuito. Meccanismo irrazionale proprio perchè non-razionale.

Il libro che mi ha cambiato la morte (almeno per ora, in attesa di altre morti e altri libri) è La Strada di Cormac McCarthy.

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La Strada . Cormac McCarthy

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Questo libro parla di un viaggio. Un viaggio in direzione dell’oceano che padre e figlio intraprendono assieme attraversando le macerie di un mondo ostile sopravvissuto a una misteriosa apocalisse.

Un mondo in cui non esiste più futuro (e dunque morte) perchè l’unico futuro è il tuo presente:

    • Camminare
    • Stare lontano dai predoni e dagli sciacalli che infestano la strada
    • Trovare qualcosa da mangiare
    • Dormire

E poi il giorno dopo alzarsi di nuovo e ricominciare:

    • Camminare
    • Stare lontano dai predoni e dagli sciacalli che infestano la strada
    • Trovare qualcosa da mangiare
    • Dormire

Avanti così. Fino alla fine dei tuoi giorni.

Un mondo dunque – e una storia – che non dà scampo al lettore proprio perchè non lascia alcuna prospettiva, speranza, futuro.

Un mondo dove la morte non esiste perchè nel mondo descritto da McCarthy si muore tutti i giorni. Lentamente. Inesorabilmente.

Leggendolo mi sono chiesto cosa sarebbe la mia esistenza se non avessi più alcuna prospettiva, se la mia unica ragione di vita fosse la sopravvivenza all’interno di un mondo dove tutto è immutabile, dove non c’è distinzione tra vita e morte perchè non esiste possibilità di cambiamento, trasformazione.

E senza trasformazione, senza un strada da percorrere, non c’è morte. Proprio perchè non c’è vita.

[nota per un lettore davvero molto intelligente]

Negli ultimi due paragrafi ho usato quattro volte la parola [vita] e due volte la parola [morte]. Quindi forse è vera anche la terza ipotesi: i libri che ti cambiano la morte sono soprattutto i libri che ti cambiano la vita. Nè più, nè meno.

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# Come costruire libri (e film) sul nulla

“La Strada” è un libro costruito sul nulla (sulla morte appunto) e proprio per questo è un libro geniale.

Leggendolo ho ripensato ad Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, un’opera anch’essa costruita sul nulla, sul niente più assoluto, sul pensiero di un tradimento prima che sul tradimento vero e proprio (la pellicola è ispirata al racconto Doppio Sogno di Arthur Schnitzler scritto nel 1925).

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Guardando e riguardando Eyes Wide Shut mi sono chiesto che razza di film avrebbe tirato fuori un altro regista al posto di Stanley Kubrick.

Una noia mortale, forse. O forse non avrebbe tirato fuori proprio un bel niente. Impossibile realizzare qualcosa di vagamente interessante ispirandosi alla storia raccontata in Doppio Sogno

Chi mai, del resto, potrebbe girare un film di oltre due ore incentrando tutta la vicenda su una “semplice” ipotesi di tradimento senza fracassare gli organi riproduttivi maschili ai poveri telespettatori dopo dieci minuti?

Nessuno. A meno che non si chiami Stanley Kubrick.

O Cormac McCarthy.

Solo lui. Solo loro.

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# Come contribuire a questa discussione

Credo che la discussione sui libri che ti hanno cambiato la morte sia piuttosto stimolante e così ti lascio tre possibilità:

  • Leggi e commenta su questo blog.
  • Lancia un tweet con l’hashtag #libricheticambianolamorte (come ho già fatto io, vedi sotto) e cita anche tu i libri che ti hanno cambiato la morte (puoi anche tweetare l’immagine della copertina).
  • Rilancia la discussione sul tuo blog.

Tweet_mini

Ah, già. Esiste anche una quarta possibilità. Fare tutte e tre le cose insieme: commentare, tweettare, ribloggare.

A te la scelta.

Tag:Alessandro Bergonzoni, Colophon, Cormac McCarthy, Einaudi, Eyes Wide Shut, La Strada, lettteratura, Libri, Narcissus, Simplicissimus Book Farm, Stanley Kubrick


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