Si gira, si naviga, si incappa (grazie ai commenti), su siti interessanti, non nuovi, ma che tentano di offrire una sponda alla poesia, per esempio.
Uno di questi (PoesiaWeb), ha in home page un sondaggio (“Cosa manca all’Editoria Moderna?”) che merita, secondo me, di essere “ragionato”.
Tre le opzioni, inizio dall’ultima che recita: “L’utilizzo concreto delle nuove e più democratiche tecnologie di stampa e diffusione”.
Non credo nelle piattaforme come Lulu o Amazon, o ancora iBookstore; almeno finché l’autore non avrà imparato a conversare. Chi frequenta questo blog sa che è un termine che qui ricorre frequentemente, è una mia idea fissa.
Aprire un account su quei siti non costa nulla; con una battuta potrei liquidare la faccenda dicendo: “Quando è gratis, non ottieni nulla”.
Non è proprio così, in realtà.
Se sei conosciuto (esempio: un esperto di Adobe Photoshop o Final Cut), e pubblichi un libro su questi argomenti su Lulu, li venderai. Anche perché magari organizzi corsi di formazione, o aggiorni il tuo blog; avrai quindi un seguito di lettori che non esiteranno a comprare. Chi usa questo tipo di applicazioni, ha tutto l’interesse a restare aggiornato, perché ci lavora.
La faccenda si complica se scrivi, e basta. Secondo me, sbarcare su Lulu (io l’ho fatto), è l’ultimo degli obiettivi; un tassello del mosaico. Prima di tutto, aprire un blog e riempirlo di contenuti interessanti è il passo più opportuno.
“Contenuti interessanti”: in apparenza è la cosa più semplice del mondo; in realtà richiede tempo, e capacità. E i contenuti non possono essere (solo) i tuoi scritti, bensì altro. Ma qui mi fermo, perché non posso di certo spiegare come procedere.
L’altra opzione: “Editori coraggiosi, pronti a investire su Autori Emergenti”. In realtà non mancano, ma combattono contro un nemico terribile: il lettore. O meglio il non-lettore, che assieme a una rete distributiva carente, e a librai che spingono solo i best seller, di fatto condannano l’editore che investe nell’esordiente, a una vita grama.
Solo di recente ho iniziato a frequentare case editrici che pubblicano nuovi autori, e ad acquistare i loro libri. A mia discolpa, dico che ho sempre preferito quelli affermati (Zola, Tolstoj), perché maestri, e grandi artisti. Se devi imparare, cerchi di andare dai migliori; spesso, i migliori sono anche poco conosciuti. Al di là delle dichiarazioni di principio, l’editoria (soprattutto quella che sperimenta, va a caccia di autori esordienti), ha bisogno di spazi, e di persone che acquistino i loro libri. Ne parlino bene, o male, ma che ne parlino.
Continuare a lamentarsi dello stato dell’editoria, senza mai scucire 10, 15 Euro per un libro di uno sconosciuto, edito da una casa editrice minore, è la strategia peggiore che si possa concepire.
L’ultima opzione, riguarda IL problema dell’editoria, almeno in Italia: i lettori. Qui chi scrive può fare poco, a parte proporre storie, aprire blog, cercare di intercettare distratti utenti Web che forse, potrebbero tramutarsi in lettori. Ma è soprattutto la scuola che dovrebbe educare alla lettura; e da un po’ mi gira in testa una domanda.
Ai miei tempi, c’erano le biblioteche scolastiche: in che condizioni sono? Spero che esistano ancora, ma immagino che i fondi per il loro ampliamento sia sempre più scarso. O forse sbaglio?
A salvare la situazione, sembra che toccherà però al Kindle e all’iPad. Negli Stati Uniti chi possiede uno, o entrambi i dispositivi, ha dichiarato di leggere di più. Si tratta però di lettori già forti, o nuovi acquisti? Chissà.