Quali sono le parole chiave del tuo libro? I concetti attorno al quale sono incardinate le tue storie (spesso a tua insaputa, aggiungerei)?
Potresti rispondere che tu sei perfettamente a conoscenza dell’argomento che hai trattato; che per mesi hai costruito con pazienza la tua storia e per questo puoi rispondere a occhi chiusi.
Io al contrario, temo che faresti un errore a rispondere “a occhi chiusi”. Perché se una storia non sorprende chi scrive è solo uno scontrino fiscale troppo lungo.
Un po’ di tempo fa, ho preso i miei racconti, e ho dato un’occhiata ai termini che ricorrevano più spesso, con l’idea di scovare idee per rilanciarne le vendite. Ho tolto congiunzioni, articoli e cose di questo genere, come è ovvio. E non sono mancate le sorprese.
sguardo 49
uomo 24
donna 58
cucina 68
camera 31
vita 31
città 33
caffè 33
strada 68
bambino 48
cellulare 50
moglie 80
marito 45
vecchio 34
lavoro 84
occhi 138
mani 167
mano 222
voce 76
casa 168
C’è una certa preponderanza del termine donne, rispetto a uomini (e di moglie rispetto a marito). Questo mi ha sorpreso un poco. Non mi ero reso conto di questo. Sì, mi era stato fatto notare che le donne emergono, mentre gli uomini sono piccini, maldestri nella migliore delle ipotesi.
Ma un conto è sentirselo dire; come se mi raccontassero che sull’isola di Bergeggi c’è un tesoro. Un conto è vedere le cose: vale a dire, avere la mappa che indica la posizione esatta del tesoro sull’isola di Bergeggi.
Ho scritto quei 13 racconti senza pormi troppe domande. Come un segugio, ho seguito i personaggi evitando i fossi e le trappole lungo il percorso.
Poi scopri queste cose.