Le persone arrabbiate hanno sempre caldo, si arrossano, sudano, si spogliano. Quando io mi arrabbio ho freddo, mi sembra di essere catapultata in un deserto di ghiaccio e, invece di scoprirmi, metto la giacca. E' forse perché tendo più all'implosione che all'esplosione?
Ogni tanto, periodicamente, mi chiedo quanto rancore possa una persona accumulare negli anni, fino a quanto odio può contenere senza rendersi conto che è sbagliato; poi mi guardo intorno e capisco che la risposta è: un'infinità. Non c'è un limite al rancore che si può tener dentro, chi è abituato a farlo non cambierà mai, mai capirà di sbagliare, perché è così che è fatto, è plasmato di carne e malcontento, e chissà se lo ha scelto o semplicemente gli è capitato di essere così.
Non posso che restare pietrificata al suono delle parole affilate, velenose, cattive e dolorose che possono scaturire da piccoli e insignificanti litigi, che già chiamarli litigi è far loro un complimento. Incomprensioni sciocchine che si trasformano in valvole di sfogo di una vita intera. E non si ha neanche il tempo di capire perché un battibecco da poco è diventato un'arringa d'accusa che si è già dentro un ciclone da cui è impossibile uscire, fatto di parole che non possono restare inascoltate, non abbastanza da lasciarti indifferente nel tuo piccolo mondo sereno. E così ti ritrovi ad infilare una giacca e a chiederti com'è successo che in un giorno di primavera facesse tanto freddo.