Quando arriva arriva. E non puoi farci niente. A volte arriva all'improvviso, a volte dà dei segnali, impercettibili segnali, per anni - senza ovviamente che tu li ascolti.
Ma quando arriva, arriva. E non c'è modo di ignorarla, tapparsi le orecchie, anestetizzarsi, distrarsi, ricompensarsi con nuovi giocattoli, vacanze, macchine nuove. Lei rimane sempre li, e non si fa prendere in giro. Per fortuna. Perchè lei sa quello che vuoi, anche se tu ancora ti opponi. A volte arriva a 30 anni, a volte a 40 o 50. Per alcuni non arriva mai.Ma quando arriva la riconosci SICURAMENTE. Di cosa parlo?Di quella che Joseph Campbell nel suo lavoro definisce 'la chiamata'. E' quella sensazione di trovarti nel posto sbagliato, di fare un lavoro sbagliato per te. La certezza che in quel momento dovresti stare facendo un'altra cosa che ti faccia sentire maggiormente te stesso.Quella sottile inquietudine che diventa sempre più forte... anche se hai successo nella vita, hai una bella casa, le relazioni giuste e la BMW (o la Harley) parcheggiata nel garage. Anche se tutto va bene, e tu sai che, in qualche modo, non è esattamente così. Magari sta succedendo per te in questo momento, ed è successo per qualsiasi essere umano prima o poi nella propria vita. E' una cosa connaturata al fatto di essere umani.E' il viaggio che porta una persona da uno stato di 'dipendenza' al risultato di diventare un uomo e di saper scegliere, magari per la prima volta, cosa fare nella vita. Cosa fare DELLA propria vita.Che non porta necessariamente a 'cambiare lavoro', ma a vivere quello che già fai in una maniera completamente diversa, generando risultati diversi. Ci sono due possibili opzioni quando la chiamata arriva: - la rifiuti: e la tua vita rimane com'è. Continui a fare quello che fai, magari cercando soddisfazione in altre cose. Aspetti il fine settimana per dedicarti ai tuoi hobby, le vacanze, giustifichi la tua fatica con uno stile di vita 'apparentemente' invidiabile. Segretamente non vedi l'ora di andare in pensione ;) - accetti la chiamata. Che per me vuol dire all'inizio anche solo l'accettare il fatto che il tuo lavoro ha iniziato ad andarti stretto. Che non ti permette di esprimerti, non rappresenta la tua identità. Non da senso alla tua vita. Solo questo. Prima di tutto voglio rassicurarti: - non hai sbagliato niente. Non hai sbagliato a 20 anni o a 30 ad iniziare a fare un lavoro che ora non ti piace più. Ad iscriverti all'università che poi ti ha portato a fare il lavoro che fai ora. Non è colpa di nessuno, non hai 'perso tempo', non ha senso il 'se me ne fossi accorto prima'. La struttura di questo tipo di 'crisi' è esattamente questa, e non avviene mai troppo presto. Avviene quando è il momento giusto. - non è necessario che tu faccia niente, in senso esplicito. Il senso di ... benessere che provi quando solo ammetti che c'è qualcosa che non va è già l'inizio della trasformazione. La trasformazione di cui parlo è prima interna, riguarda prima te, e poi il fatto di cambiare le condizioni esterne. Allo stesso tempo so per esperienza personale e per il fatto di aver lavorato con centiniaia di persone nei miei corsi che esistono delle strategie e delle decisioni che possono portarti a vivere il tuo lavoro e la tua professione (e la tua vita, in definitiva) in un modo completamente diverso. Quello che faccio nel corso 'Il Lavoro Perfetto' è questo: facilitare il processo di transizione per chi si accorge che il lavoro che fa non ha più senso, ed accompagnarlo verso la propria realizzazione professionale. Qualsiasi lavoro tu faccia ora. Portarlo in un punto dove il successo che manifesti all'esterno rimane lo stesso, ma inizia anche ad esserci un profondo senso di identità, di adesione e di... piacere in quello che fai. Da dove si parte? Direi dal cominciare ad orientare il tuo lavoro intorno a quello che funziona invece che partire da tutte le limitazioni che ti autoimponi su quello che ritieni possibile. Si inizia sviluppando la capacità di percepire ciò che è possibile per te, e notando le possibilità che ci sono per te che con il filtro che utilizzi ora non riesci letteralmente a vedere. Questo è il primo passo.Magazine Formazione / Istruzione
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