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Quando arte e politica convivono da una vita

Creato il 11 gennaio 2011 da Lapulceonline

pierangelo tavernaLa politica, dopo 40 anni di attività in prima persona, non gli manca. “Il panorama attuale non mi attira un granché”. Lo dice Pier Angelo Taverna, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, interessato come ovvio alle vicende contingenti, ma – anche se non lo dà a vedere apertamente – ben felice di avere un ruolo diverso nella societ’ alessandrina. La passione, l’antagonismo, il rispetto e le ideologie. La politica attuale, secondo Taverna, ha perso molto del suo fascino d’un tempo, quando già a 16 anni lo aveva coinvolto direttamente. “Ci sono pochi giovani, e quelli che ci sono hanno poco spazio”, sentenzia, sottolineando che “ai suoi tempi” c’era più lealtà tra le diverse fazioni e forse più preparazione in termini dialettici e amministrativi. Ora guarda la politica in modo “super partes”, dalle fi nestre del piano nobile della Fondazione dove vede quella piazza (della Libertà) che lo ha visto crescere: dal Comune a Palazzo Ghilini, sede della Provincia. Ora la sua politica è di “promozione e sviluppo economico e sociale” del territorio, mission dell’Ente cui presiede. Cultura principalmente, ma non solo. E dopo dieci anni come assessore provinciale delegato a quel settore, l’esperienza non gli manca di certo. Con il tempo ha quindi consolidato la sua passione per l’arte figurativa, quadri principalmente, incrementando la sua collezione privata. Taverna ha conosciuto personalmente Lodola, Chia, Schifano e tanti altri artisti passati per le gallerie provinciali i quali hanno lasciato in dono all’Ente alcune opere d’arte. Gli artisti, si sa, sono generosi con chi li tratta bene. Come quando Mario Schifano, per ingannare il tempo in attesa che venissero caricate sue opere da esporre a Palazzo Guasco, abbozzò i due autisti della Provincia che attendevano sul furgone, regalando loro i preziosi schizzi. Taverna segue le aste televisive tipo “Meeting Art” e quando può, “se i prezzi sono abbordabili”, si porta a casa qualche altro dipinto di arte contemporanea. “Non compro certo i De Chirico”, si schernisce, “ma qualche tela di qualità, degli amici artisti che stimo, quello si”. Opere non di poco pregio se tre di queste, tolte dalle pareti di casa Taverna a Spinetta, sono stati esposti alla mostra “Roma 60”, allestita a Palazzo del Monferrato proprio con il contributo della Fondazione, segno che tra le tele di sua proprietà c’è anche qualche titolo degno di nota. Ma il tempo per le grandi mostre – Picasso, Sironi, Utrillo… – che creavano cinquanta metri di coda in via Guasco (come ai concerti rock), fino a piazza della Libertà sono finite: “I costi delle assicurazioni e dei trasporti sono cresciuti enormemente”, dice, il “trasporto di un Picasso costerebbe come l’allestimento della mostra intera”. Collezionista d’arte e appassionato del periodo napoleonico fin da giovane, quando la carrozza dell’Imperatore era dimenticata sotto un portico a Spinetta Marengo. Ha sempre creduto nella rievocazione della Battaglia e del suo business europeo, prima come presidente della Società Napoleonica, ora nella sua nuova veste. Dopo oltre 20 anni il Museo Marengo è realtà (il materiale storico prima era custodito in un locale a Spinetta) e, nonostante piramidi discutibili e soldi che mancano sempre, tanti collezionisti piemontesi bussano alla porta della Fondazione per chiedere, se non di vendere, almeno di poter esporre i reperti di una vita. A Marengo o alla Cittadella (Mostra delle Uniformi militari).


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