Questo, tuttavia, è un sintomo di una molteplice assenza di democrazia che in molti avevano denunciato nel nuovo partito di Beppe Grillo. Tra le cose dette da Bersani, dentro l'accusa di fascismi del web c'era esattamente questa attenzione a quest'aspetto anti-democratico che certi usi della rete comportano. Perché va bene che riuscirà a coinvolgere tutti (?), ma spesso favorisce un dibattito che ha molto poco a che vedere con la discussione di contenuti, limitandosi a dibattiti sterili in tutto e per tutto simili, se non peggiori, di quelli televisivi. Perché dietro la scrittura veloce dei blog o, peggio, dei commenti su facebook, si nasconde il germe di un'incomprensione ancora più profonda e deteriore di quella televisiva, che sfocia facilmente nell'insulto, come vediamo nella tv peggiore. Che un grillino che aveva appoggiato e difeso l'innovazione di internet senza se e senza ma si trovi ora a doversene difendere dà evidentemente ragione non solo a Bersani, ma a quanti andavano sostenendo che per lanciare qualsiasi cosa è necessario esserne esperti, non solo degli utilizzatori finali.
Vieppiù, contrappasso conclusivo, è venuto fuori che anche Schulz aveva ragione:
Non solo ridicola, col senno di poi, la risposta di Beppe Grillo, ma anche la difesa a spada tratta fatta al movimento da Favia, critico degli altri, anima bella da quattro soldi, come si rivelano tutte quelle italiane. Meno ingenuo di quello che si può pensare - non conta, ma se prima che andasse in onda la parte dell'intervista rubata di cui nulla sapeva, aveva scritto su Facebook, "ne vedremo delle belle", vuol dire che qualcosa sapeva... -, perché politico navigato, capace di dire una cosa e di pensare il contrario, di adeguarsi alla situazione per il proprio tornaconto. Eroe dei grillini, oggi, in quest'Italia poveretta in cui neanche il contrappasso dantesco serve più da monito.
Ma è interessante, si deve riconoscere, che Bersani aveva ragione. Se solo l'avesse detta meglio...