Azzardato tentativo di elaborare una satira sociale del Ventennio con un’operazione indecisa tra le gag alla Sturmtruppen e la messa in scena debitrice del capolavoro di Federico Fellini Amarcord.
“Un benzinaio riconosce, a bordo della lussuosa auto che sta servendo, due ex amici del partito fascista, Pavanati e Rossetti, divenuti rispettivamente questore e senatore. Questi lo invitano a salire in macchina per rievocare i ‘bei’ vecchi tempi. Convinto di aver fatto un incontro fortunato, l’uomo non si accorge di essere stato usato solo come capro espiatorio da consegnare alle autorità”
Tralasciando il paradossale ed inquietante epilogo (oggi praticamente infilmabile), la pellicola di Giancarlo Santi – assistente di Leone in Il Buono, Il Brutto e il Cattivo e C’era una volta il West – riesce, grazie soprattutto alla collaborazione in sceneggiatura di Oreste Del Buono ed Hugo Pratt (autore anche delle surreali scenografie in cartapesta), a costruire una rilettura storica stralunata e buffona, che senza mai graffiare riesce tuttavia nel proprio genuino intento: far sorridere del Potere.
Il Duce inquadrato perennemente di spalle idolatrato come una divinità, Vittorio Emanuele III lillipuziano ed impacciato, un Papa che conferisce i “pax” a forza di sganassoni (un perfetto Mario Carotenuto) e persino una vivace donna Rachele interpretata da Orietta Berti!
Le premesse per qualcosa di non memorabile ma interessante erano tutte sul piatto, peccato che l’umorismo macchiettistico e bidimensionale di matrice fantozziana (in procinto di esplodere) prenda il sopravvento su tutto, cannibalizzando anche le trovate potenzialmente più riuscite, come la firma del concordato con Pio XI o l’alleanza con Hitler ottenuta attraverso un luculliano pranzo a base di tagliatelle. La regia, priva com’è di guizzi o soluzioni particolari, appare piattamente funzionale alla vicenda e lascia quindi buona parte del lavoro al cast artistico ed alle scenografie artistiche di Pratt.
Il film verrà editato in DVD nel 2002 dopo un lungo periodo di effettiva irreperibilità, distribuito inizialmente con il maldestro titolo di Fantozzi contro Fantozzi, personaggio che renderà celebre l’attore Paolo Villaggio ma di cui nell’opera non v’è traccia alcuna.