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Quando craxi salvo’ gheddafi

Creato il 20 marzo 2011 da Malpaese @IlMalpaese

Tra il 1985 e il 1986 diversi episodi generarono tensione e crisi nelle relazioni fra Italia, Stati Uniti e Libia.

Dal 7 all’11 ottobre 1985 si consumò la cosiddetta “Crisi di Sigonella”, un complesso caso diplomatico che rischiò di sfociare in uno scontro armato tra militari italiani da una parte e gli uomini della Delta Force statunitensi dall’altro. A Sigonella i militari italiani avevano impedito a quelli della Delta Force Usa di catturare i dirottatori dell’Achille Lauro ed Abu Abbas, loro capo, che aveva mediato per conto dell’OLP e su richiesta del governo italiano la liberazione della nave.

Il 24 e il 25 marzo 1986, nel golfo della Sirte si svolse un’azione bellica aero-navale degli Stati Uniti d’America contro la Libia.

Il 14 aprile 1986, la sera precedente all’attacco libico missilistico su Lampedusa, gli Stati Uniti d’America sferrarono tre attacchi aerei sulla Libia, al fine di assassinare il presidente Muammar Gheddafi, nome in codice dell’Operazione fu “El Dorado Canyon”. 24 aerei  bombardieri americani attaccano la capitale libica, Tripoli, e altri 6 obiettivi, distruggendo la residenza di Muʿammar Gheddafi. Fu un’operazione decisa dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in risposta all’attentato alla discoteca La Belle di Berlino del 5 aprile 1986, frequentata da soldati Usa in Germania, con un bilancio di tre morti e 250 feriti . Il presidente libico sfuggì alle bombe, ma tra le vittime dei bombardamenti statunitensi vi furono Hanna Gheddafi, una delle sue figlie adottive (di 15 mesi d’età) e decine di vittime civili. Gli aerei statunitensi erano decollati dalla Gran Bretagna e dalle portaerei USS America e USS Coral Sea, che incrociavano nel Golfo della Sirte.

Secondo quanto riferito dalle autorità libiche e confermato da Giulio Andreotti, Bettino Craxi, allora presidente del consiglio italiano, avrebbe avvisato Gheddafi dell’imminente attacco  consentendogli così di salvarsi.



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