un giovane Robin Gibb
Ricordate Robin Gibb, l' inconfondibile voce nasale dei Bee Gees, uno dei gruppi musicali più popolari di sempre?Fra qualche giorno ricorrerà il primo anniversario della sua scomparsa, e se ne parlo, non è per commemorare i suoi meriti artistici, non essendo questa la sede adatta, ma perchè il fatto mi dà l' occasione di spendere due parole sulle circostanze della sua morte piuttosto prematura (62 anni), dovuta ad un cancro prima al colon e poi propagatosi al fegato, che nessuno si sarebbe aspettato in un vegano di vecchia data come lui.
E' infatti stranamente molto diffusa l' ingenua convinzione che chiunque abbia eliminato dalla sua dieta ogni cibo di origine animale si sia automaticamente messo in una specie di botte di ferro che lo rende praticamente immune da ogni genere di problema di salute, come se questa fosse tutta una questione di scelta fra cibi vegetali e cibi animali.
Naturalmente niente potrebbe essere più lontano dal vero, ma su questo non voglio soffermarmi perchè conto di parlarne in un' altra occasione
Robin Gibb ormai prossimo alla sua fine
Nel caso in questione però l' infausta vicenda del cantante ha suscitato una giustificata e comprensibile reazione di sorpresa, in quanto il suo tipo di tumore è di gran lunga più frequente proprio fra chi segue una dieta di tipo diamentralmente opposto a quella che Robin aveva da tempo adottato, comprendente quindi molta carne, in particolare quella rossa e trattata, e poche fibre. Anche il consumo di alcool è associato al tumore al colon ma, per quanto ne sappiamo, il nostro non ne faceva uso.Sorge dunque spontaneo domandarsi che cosa può aver causato la malattia, anche se, non conoscendo precisamente le abitudini dietetiche del musicista, non è possibile andare al di là di qualche illazione.
Ci sono tuttavia alcune ipotesi molto plausibili che vale la pena considerare.
I Bee Gees ai tempi d' oro: Robin Gibb è il secondo da destra
E' a tutti noto che un' adeguata assunzione di vitamina B12 è il problema cruciale di tutte le diete con pochissimo o nessun cibo animale, e difatti la sua carenza è molto più diffusa fra chi segue questi regimi rispetto al resto della popolazione (dove pure è presente).Si tratta di un fatto scientificamente ben documentato, come testimoniano almeno due ricerche (che si possono trovare qui e qui).
Meno note sono invece le implicazioni di questa vitamina nei tumori, appunto, come pure in certe gravi lesioni cerebrali e spinali (anche irreversibili), perchè per troppo tempo la sua carenza è stata associata unicamente all' anemia. Ciò è dovuto al suo ruolo cruciale nella sintesi del DNA, funzione fondamentale in tutte quelle cellule ad intensa attività riproduttiva, come appunto quelle cancerose, e alla omocisteina, una molecola molto pericolosa che per essere riconvertita a metionina ha bisogno di B12, e che quindi in sua mancanza finisce con l' accumularsi.
La sua eccessiva presenza è stata messa in relazione, oltre che coi tumori, anche con le malattie cardiovascolari e l' osteoporosi.
C' è poi da mettere in evidenza che per troppo tempo è stato fatto credere ai seguaci di diete salutiste e alternative (macrobiotici in testa) che certi cibi speciali, come prodotti fermentati della soja (miso e tempeh), alghe marine e microalghe verde-azzurre fossero una fonte alternativa di vit. B12, mentre quella in essi contenuta è in realtà una varietà biologicamente inerte, come è stato in seguito accertato.
Non solo, ma proprio l' eccessiva somiglianza di queste due varietà fa sì che quella inutile si trovi a competere con quella buona, aggravando così lo stato di carenza.
E' possibile dunque che molti amanti del vegetale ad ogni costo abbiano fatto affidamento su queste fonti sbagliate.
Un altro motivo di scarsa disponibilità di vit. B12 è la mancanza del cosiddetto fattore intrinseco, a sua volta dovuto ad atrofia della mucosa gastrica, cui vegani e vegetariani sono più soggetti.
Per accertarsi se si è a corto di B12, c'è il test per l' olotranscobalamina sierica (la forma biologicamente attiva), mentre il test per rilevare il livello di omocisteina serve a sapere se è già in atto un danno metabolico, anche se clinicamente non evidente.
Anche una carenza di calcio potrebbe avere svolto un ruolo determinante nella malattia, essendo questo minerale implicato nella regolazione della replicazione cellulare e una sua insufficienza si è dimostrata correlata ad almeno alcuni tipi di cancro.
Per inciso, si ha motivo di pensare che sia questa la ragione per cui i latticini, data la loro ben nota ricchezza di calcio, esercitano un effetto protettivo nei confronti del cancro al colon, secondo accreditate ricerche (naturalmente ciò non significa che per prevenire questo tipo di tumore bisogna necessariamente consumare latticini).
E con ogni probabilità è proprio per la sua influenza sul metabolismo del calcio che la vitamina D è considerata a sua volta un elemento chiave nella prevenzione dei tumori.
E' opportuno ricordare che l' unico modo di far rifornimento di questa vitamina così importante, per chi non assume cibi animali, è un' adeguata esposizione alla luce solare.
Considerato che quest' ultima condizione non è per nulla scontata, e in certi casi neanche possibile, è facile capire che anche per questa vitamina si può essere facilmente a rischio carenza.
Da queste poche considerazioni emerge un concetto nuovo nell' approccio alla patogenesi del cancro, fino a pochi anni fa considerato (nell' ambiente alternativo) unicamente conseguenza a lungo termine di eccessi tipici di diete e stili di vita moderni, mentre, come abbiamo visto, esso può essere dovuto anche a carenze prolungate, perchè, è bene saperlo, quello di Robin Gibb non è certo un caso isolato (ma su questo punto tornerò a parlare prossimamente).
C' è infine un' ultima ipotesi (che potrebbe benissimo sovrapporsi alle precedenti) che, vista da una prospettiva macrobiotica, l' unica in grado di considerare certe dinamiche legate alle qualità energetiche degli alimenti, prende peso e perciò mi sembra la più probabile.
E' del tutto possibile infatti che il cancro si sia innescato prima del cambiamento dietetico, dato che una neoplasia può covare silenziosamente anche per decenni prima di dar segni della sua presenza. In tal caso il cibo animale in questa prima fase può molto verosimilmente aver fatto la sua parte, ma poi è grazie al consumo regolare di alimenti estremi ad effetto espansivo, molto comuni nelle diete verdi, che le cellule tumorali hanno potuto svilupparsi e metastatizzare.
Del resto l' ipotesi è compatibile col punto di vista scientifico: c'è più di un sospetto che alcune sostanze vegetali possano attivare gli enzimi che consentono la diffusione delle cellule neoplastiche.
Michele Nardella
La dieta per la prevenzione del cancro
Alimentazione e macrobiotica nella lotta contro il cancro
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